Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Rimini Coraggiosa:
Come la città intera, anche Rimini Coraggiosa si rimbocca le maniche per ottenere il riconoscimento di “Città della Cultura”. Un appuntamento importante per “virare” la nostra immagine da “divertimentificio”, da sede di eventi di massa come la Molo (solo per citarne uno), a luogo eletto allo star bene, alle buone relazioni e al pensiero “lungo”.
La corsa per diventare città della cultura può accelerare un percorso che avremmo dovuto comunque compiere.
La città di Rimini è ricca di monumenti di valore assoluto e conservati in buono stato: il Tempio Malatestiano, restaurato dalla Fondazione Carim a fine anni ’90, Castelsismondo, restaurato dalla Fondazione fra gli anni ’90 e il nuovo millennio ; il Cinema Fulgor (‘90/2000); il Museo della Città fra gli ’80 e i ’90; il Teatro A.Galli negli anni 2000; il recentissimo PART; la Domus, l’Arco, il Ponte, i resti dell’Anfiteatro, testimoni del ruolo della città nel periodo romano; i grandi affreschi del Trecento riminese. E tante altre cose che parlano di una città che, dietro la divisa di capitale europea della vacanza, custodisce una solida storia civile.
Abbiamo poi due figure che emergono dentro la nostra storia: Sigismondo Malatesta e Federico Fellini; queste due personalità, insieme alla Rimini Romana e al Trecento Riminese, potranno sicuramente essere dei riferimenti verso il traguardo di Città della Cultura, ma potranno farlo solo se sottratti a tentazioni di un uso strumentale di marketing. Meglio sarà affidare queste personalità, grandi e “delicate”, tra loro così distanti nel tempo, alla sobrietà della ricerca scientifica ed alla divulgazione del loro lascito intellettuale.
Un “unicum” come la fortezza Malatestiana, purtroppo disvelata solo per metà, non può ridursi a un mero contenitore che assiste, nella piazza antistante, al tentativo di banalizzarlo nell’arredo urbano.
La vita culturale della città esprime una sua vitalità che va però ulteriormente sostenuta e stimolata, attraverso l’individuazione di luoghi della cultura, aperti, inclusivi, plurali, che siano spazio di socialità e crescita artistica, rivalutando spazi e aree abbandonate, soprattutto nelle periferie urbane, che diventino così il motore propulsivo in grado di far lievitare non solo un pubblico di cittadini capace di vedere nella cultura una delle motivazioni per crescere come comunità, ma attraverso cui la cultura riscopra e riacquisisca il suo ruolo centrale nella costruzione della comunità stessa.
Per questo crediamo che la candidatura debba servire ad una prospettiva che va molto al di la del ritorno turistico che può creare, poiché questa può essere l’opportunità per lo sviluppo culturale di una collettività capace di conoscere, apprezzare e rivalutare il patrimonio artistico e, soprattutto, al contempo produrre e costruire presente e futuro.