Furia del Presidente contro i responsabili che avrebbero tenuto nascosto l'accaduro per due giorni - dobbiamo venirlo a sapere dai social media ? -. In uno dei momenti più delicati della propria vita politica, Vladimir Putin ha perso pubblicamente le staffe. Da settimane appare ogni giorno sui teleschermi piuttosto rabbuiato, incorniciato insieme a funzionari di vario tipo in interminabili collegamenti che hanno lo scopo di mostrare al Paese che tutto è sotto controllo. Malgrado l'epidemia, la quarantena, la crisi economica, il calo di popolarità che getta ombre sull'imminente referendum popolare. A tutto questo si è aggiunto un nuovo disastro ambientale nella regione artica, risalente al 29 maggio. Secondo quanto chiarito dalla Commissione Investigativa, in seguito ad un calo di pressione in una centrale termo-elettrica presso Norilsk, 300 km oltre il circolo polare, 20 mila tonnellate di combustibile diesel e lubrificanti sono fuoriusciti da una cisterna: 15 mila si sono riversate nel fiume Ambarnaja, il resto è stato assorbito dal terreno. A rischio la rete dei fiumi siberiani, mentre si teme sia stato il permafrost, a maggior rischio scioglimento per il riscaldamento climatico che scuote la Siberia più di ogni altra regione al mondo, all'origine dell'incidente. Avrebbero ceduto pilastri che avevano resistito per decenni senza problemi, dichiarano i proprietari dell'impianto. E ora ci vorranno decenni per santificare il fiume, che nelle foto pubblicate sui social dai residenti, o scattate dal satellite, appare soffocato da gigantesche chiazze rosse e viola.
Cronaca
20:05 - Romagna