"Convivo quotidianamente con rimorsi per il passato, una famiglia distrutta e tanto dolore causato, al quale non vi è purtroppo rimedio, ma non cerco sconti e non ne ho mai cercati, così come mai farò qualcosa che possa essere interpretato come strumentale, sebbene consapevole di quale beneficio possa portare una lettera di scuse contenuta nel mio fascicolo, che questa sia accolta o pure no". Parole di Fabio Savi, in una lettera inedita, scritta dal carcere di Bollate e letta dal suo avvocato nella docuserie 'La vera storia della Uno Bianca', in onda il 29 novembre in prima serata su Rai 2, per il ciclo Crime Doc, coproduzione Rai Documentari e Verve Media Company. In due episodi, con la regia di Alessandro Galluzzi, Flavia Triggiani, Marina Loi, sono raccontate le vicende del gruppo criminale, composto per cinque sesti da poliziotti che tra il 1987 e il 1994 lasciò una scia di sangue tra Bologna, Romagna e Marche. Sono state raccolte testimonianze di giornalisti, giudici, pm, investigatori, parenti delle vittime, avvocati, ma anche di chi è sopravvissuto agli attacchi, come Luca Di Martino, o come Ada Di Campi, giovane poliziotta che nel 1987 fu vittima di un agguato insieme ai colleghi, uno dei quali poi morì. Di Campi racconta per la prima volta i momenti di orrore, in cui la sua vita è cambiata per sempre a causa delle ferite alle gambe, ma soprattutto delle ferite che porta ancora dentro di sé. A parlare saranno anche i due poliziotti Baglioni e Costanza, che si misero sulle tracce dei fratelli Savi, ed Eva Mikula, la giovanissima compagna di Fabio Savi, l'autore della nuova lettera indirizzata anche ai familiari delle vittime.
"Spero che non succeda mai che li vediamo fuori, perché veramente non so come vada a finire. La gente è ancora arrabbiata. Sono passati 31 anni da quando è morto mio marito, io sono ancora arrabbiata", è la posizione della presidente dell'associazione dei familiari delle vittime Rosanna Zecchi, anche lei intervistata nella docuserie.