Continua a tenere banco il calendario "angelico" di Prime Cleaning, l'azienda che ha messo le ali alle sue dipendenti per diffondere un messaggio probabilmente non compreso e che ha scaturito un grand dibattito. Oggi prende posizione il Coordinamento Donne di Rimini.
"Lo spiacevole episodio del calendario Prime Cleaning - si legge in una nota - dà l’occasione per una riflessione ad ampio spettro su quanto taluni aspetti della cultura patriarcale (usiamo senza timore questa parola) siano incancreniti nel nostro essere, a prescindere che siamo noi uomini o donne. Non tanto per accusare una azienda che è incappata in un facile errore, ma per ripensare ai nostri bias cognitivi e ai nostri pregiudizi, a quanto siamo tutte e tutti immersi in un mondo che ci è stato trasmesso e che abbiamo acquisito: quello in cui le donne svolgono i lavori domestici, sono creature angelicate, gli “angeli del focolare”, curano la famiglia e la casa, crescono i bambini, e gli uomini fanno carriera, sono manager, imprenditori, sportivi, hanno successo nella società.
Nonostante ci siano persone che ancora e del tutto legittimamente si identificano in questa visione a nostro avviso antiquata - s prosegue - possiamo senz’altro affermare che la società è nel frattempo progredita, che le donne lavorano e hanno successo, che gli uomini possono svolgere i lavori domestici o crescere i figli senza per questo sentirsi sminuiti o depauperati della loro “mascolinità”. In molte pubblicità televisive vediamo uomini alle prese con anticalcare e pannolini. Molti film si stanno adeguando a quanto sempre più spesso accade nelle case delle famiglie italiane. Eppure certi luoghi comuni ci riportano agli anni Cinquanta, a una visione stereotipata della donna, cui spetta in questo caso l’esclusiva del lavoro di pulizia, ritratta giovane e piacente e per di più dotata di ali e in sottoveste. Non c’è nulla da ridere, perché ogni segnale di questo tipo è un passo indietro, un modo, a volte involontario, a volte no, per riportare all’ordine le donne, per rimetterci in riga. Per questo riteniamo giusto segnalare e stigmatizzare questi episodi. Perché anche le immagini possono fare male. Ogni tessera del puzzle contribuisce a costruire il quadro, ogni mattoncino edifica il muro. E noi quel muro vogliamo abbatterlo".