In attesa della celebrazione dell’8 marzo, anche nel 2024 occorre constatare che la strada da percorrere nel nostro Paese per arrivare alla parità di genere nel mondo del lavoro è ancora molto lunga. E non si tratta assolutamente di una questione di rispetto di norme che, in larga parte, sono presenti nel nostro ordinamento, ma di rispetto di comportamenti nella realtà dei rapporti aziendali, in particolare per le donne: lavorare in media otto ore al giorno, gestire una casa, magari anche una famiglia e ritagliarsi un po’ di tempo per sé richiede molta organizzazione, che però a volte neppure risulta sufficiente. Un indicatore che consente di valutare la difficoltà delle donne a conciliare il lavoro con la vita familiare, soprattutto in presenza di figli piccoli, è il numero delle dimissioni per maternità, i dati che vengono rilevati annualmente dall’Ispettorato del lavoro in occasione delle convalide delle dimissioni per maternità, dati che vengono censiti anche nelle motivazioni che “obbligano” le mamme a lasciare il lavoro entro i primi 3 anni di vita di una figlia o di un figlio.
Le dimissioni convalidate dall’Ispettorato del Lavoro (in totale 477) sono infatti coerenti con la tendenza degli anni precedenti e confermano la difficoltà, specialmente per le donne, di conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa: sono 280 le dimissioni dovute a questa causa, di cui 190 (188 donne e 2 uomini) per ragioni legate ai servizi di cura e 90 (81 donne e 9 uomini) per ragioni legate all’azienda dove i dimissionari lavoravano. Il problema è di livello nazionale, senza dubbio, ma la sofferenza nel rendere compatibili il lavoro e la cura della famiglia che registriamo nel nostro territorio è evidente. E’ necessario e urgente l’avvio di nuove relazioni di lavoro a sostegno della famiglia, della donna e delle politiche di conciliazione: l’inverno demografico e le sue conseguenze depressive sulla crescita sono fatti conclamati che gli ostacoli posti sul sentiero professionale delle donne acuiscono. Gli strumenti normativi ci sono, qualcosa nella cultura per un cambiamento reale ancora manca.
DETTAGLIO
I casi trattati dalla consigliera di parità della Provincia di Rimini sono stati 25 così distinti:
- n. 2 segnalati all’Ispettorato del lavoro territoriale e 2 all’Ispettorato nazionale del lavoro per annunci di lavoro discriminatori (2 in settore lavoro privato e 2 in settore pubblico impiego).
- n. 21 (venti donne e un uomo) casi che l’ufficio ha preso in carico e trattati in sede.
Le problematiche principali hanno riguardato per circa il 70% la difficoltà di conciliazione famiglia/lavoro e la connessa difficoltà di condividere il ruolo genitoriale a causa della distanza tra il nucleo familiare e il luogo di lavoro. Si segnalano:
n. 15 casi (14 donne e un uomo) conciliati positivamente in sede di incontro con le parti.
n. 2 per molestie e molestie sessuali (di cui uno in secondo grado di giudizio con vittoria) chiusi positivamente.
n. 2 per ritorsione a seguito di whistleblowing, conciliati positivamente.
n. 2 per violazioni delle norme di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (uno definito positivamente, l’altro ancora in corso)
Adriana Ventura, consigliera di parità della Provincia di Rimini