Non vorrei oggi dilungarmi troppo sull’onda del ricordo dopo la scomparsa del caro Paolo Fabbri, celebrato professore e semiologo di fama internazionale (onorato con il Sigismondo d’Oro lo scorso dicembre) ma semplicemente esprimere quello che sento nell’animo come doveroso e sentito ringraziamento per la sua squisita disponibilità e cortesia.
Conoscevo da anni Paolo, vuoi per le vicende del Paradiso del fratello Gianni, vuoi per motivi culturali. Capitava a volte di incontrarsi. Così l’estate scorsa, in occasione della stesura di un numero speciale di Geronimo sulla storia del famoso locale riminese, (Geronimo Magazine n° 14/2019 ) mi ero preso l’impegno come storico di raccontare le vicende della famiglia Fabbri che avevano portato alla nascita del Paradiso nel secondo dopoguerra, non senza un certo patema d’animo. Non che mi mancassero i riferimenti… ma volevo conoscere da chi aveva vissuto direttamente quella storia e contattare Paolo, il professore, era stata una scelta obbligata.
“ Vieni quando vuoi “ mi aveva detto, e così un pomeriggio di agosto ero salito in quella splendida villa sotto a San Fortunato, sul Colle di Covignano, immersa nel verde da cui si vedeva il mare. Furono ore splendide, intense e ricche di emozioni, confidenze, racconti. Esattamente come essere a casa di un caro amico che non vedi da tempo e con cui hai piacere di condividere parte della tua vita. Su tutto la sua cortesia garbata, semplice ed elegante. Un piacere sottile, autentico.
A quell’incontro ne seguirono altri tutti contraddistinti da un’estrema e profonda piacevolezza. Era veramente difficile non emozionarsi, non lasciarsi coinvolgere da tanta personalità.
Si era al cospetto di una mente unica, innovativa, dal retroterra culturale immenso e sempre al passo con i tempi che anzi anticipava, tradendo un insistente fame di curiosità per il mondo circostante e per le sue forme d’espressione, dal linguaggio all’arte in tutte le sue declinazioni, anche le più originali.
Due cose mi colpirono in particolare: la lucidità , la sintesi mentale , la meticolosità supportate da un sapere infinito, fulgido, e la profonda umanità che traspariva in ogni suo gesto, in particolare quando si rivolgeva all’amata moglie Simonetta, il suo angelo, o quando ricordava con malinconica dolcezza il padre, la madre ,il fratello Gianni. Persona libera ed intellettuale illuminato, attento osservatore dell’evolversi delle relazioni umane, aveva anche a cuore il territorio con la sua storia e i suoi personaggi che reputava opportunità preziose da valorizzare. Tante le idee discusse in quelle indimenticabili occasioni: quei pomeriggi intensi e tutti i discorsi, di cui conservo preziosa memoria, non saranno certo dimenticati.
Ciao caro Paolo, Rimini ti è grata.
Davide Collini