E' rientrato in Italia, imbarcato all'alba su un volo per Roma, Giulio Lolli, l'imprenditore bolognese condannato all'ergastolo in Libia per terrorismo e fiancheggiamento di un gruppo estremista separatista. Lolli, quando era stato arrestato a Tripoli due anni fa, era già considerato latitante per la giustizia italiana da 9 anni; da quando cioè il sostituto procuratore Davide Ercolani, lo aveva indagato per associazione per delinquere, truffa, falso e appropriazione indebita. Soprannominato "il pirata" proprio per quella sua rocambolesca fuga a bordo di uno yacht verso le coste del Nordafrica, è stato consegnato al Ros dei Carabinieri grazie all'intervento diplomatico dell'Ambasciata Italiana di Tripoli, dell'Ufficiale di Collegamento della Polizia di Stato, in accordo con il Ministero della Giustizia, Ministero degli Esteri e sotto l'impulso della Procura della Repubblica di Rimini e quindi del sostituto procuratore Davide Ercolani.
Accogliendo la richiesta del pm Sergio Colaiocco, il gip definisce Lolli come soggetto "dall'elevatissima pericolosità che ha vissuto in Libia diversi anni figurando tra i comandanti del cartello islamista denominato Majlis Shura Thuwar, formazione jihadista controllata dall'organizzazione terroristica Ansar Al Sharia (affiliata ad Al Qaeda), molto attiva nel 2017 a Bengasi, fino al suo definitivo scioglimento avvenuto due anni fa, e con base operativa a Misurata. Da lì Lolli si occupava di garantire alle milizie i rifornimenti di armi, approvvigionamenti che avveniva via mare, potendo mettere a disposizione almeno due mezzi navali (Mephisto e Leon) fatti venire dall'Italia".