Quindi non ci fù al tirar delle somme nessun attentato incendiario di stampo omofobo. Quel falò scoppiato all'interno del gazebo della piscina di Portoverde, non ha nessuna matrice razzista. Per quel rogo, alla fine delle indagini, è stato rinviato a giudizio un ristoratore di Nuoro, di 77 anni, che avrebbe dato fuoco al manufatto, in quanto geloso dei vicini "rivali", che avrebbero ottenuto un successo maggiore, grazie alla gestione, con il proprio locale. Quindi l'imprenditore ore si trova con un rinvio a giudizio pendente di fronte al giudice monocratico. Il legale di parte civile ha preannunciato che nel corso dell'udienza, chiederà che all'imputato venga contestata anche il reato di interruzione di pubblico servizio, in quanto la piscina risiede su suolo demaniale. Il dibattimento è stato fissato al 10 novembre. A quel tempo i due soci del gazebo avevano parlato di matrice omofoba, una specie di attacco alla comunità gay. Gli imprenditori spiegarono di aver ricevuto telefonate anonime e insulti. Sulle pareti esterne del locale, tempo prima, erano apparse delle scritte omofobe e offensive. Ma la verità era un'altra. Sembra che la ragione fosse invidia. Una invidia che ha condotto da altre parti. A un incendio per vendetta.