Grande successo di pubblico al Teatro “Giustiniano Villa”, a San Clemente, dove l’Amministrazione Comunale assieme alla Biblioteca “Giuseppe Tasini” ha ospitato, venerdì 17 febbraio, Marco Termenana autore del libro "Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli".
L’evento, voluto con forte determinazione dalla Sindaca Mirna Cecchini e dall’Assessora alla Cultura Stefania Tordi, ha riunito la cittadinanza e il mondo della scuola e ha visto l’introduzione del giornalista Marco Valeriani e la moderazione/conduzione della professoressa Nunzia Pasturi, docente delle scuole medie.
Marco Termenana ha raccontato con estrema semplicità i momenti terribili che seguirono in famiglia al suicidio del figlio Giuseppe e questo ha permesso di entrare subito in sintonia con le ragazze e i ragazzi presenti in sala e creare empatia con gli adulti. Occorre precisare che il libro racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall'adolescenza intrappolato nel proprio corpo perché la storia di Giuseppe - che si svolge a Milano - è anche la storia di Noemi, alter ego femminile, figure entrambe immerse in un mortale isolamento, al secolo hikikomori, e per questo, in una notte di marzo 2014, decidono di farla finita. Ricordiamo che hikikomori è un termine giapponese e letteralmente significa “stare in disparte”: in sostanza, si tratta di una malattia mentale consistente nella scelta di rifuggire dalla vita sociale e familiare e colpisce soprattutto i giovani. Dopo l’isolamento generale imposto dalle autorità sanitarie per contrastare la pandemia, il fenomeno ha raggiunto livelli esponenziali. Significativa singolarità dell’evento è che i ragazzi non solo hanno voluto leggere alcuni brani del libro scelti da loro a scuola, tra cui la lettera lasciata da Giuseppe ai genitori, ma, stimolati dalle letture, hanno altresì voluto leggere alcuni pensieri scritti a seguito delle emozioni vissute con l’approccio al libro.
“Trovo molto bello questo modo di fare scuola - commenta la Sindaca Mirna Cecchini al momento del saluto finale – e trovo davvero centrata l’opportunità offerta agli studenti di reagire in modo interattivo alle letture che i docenti propongono loro”. “Per quanto mi riguarda – evidenzia l’Assessora alla Cultura, Stefania Tordi – sono rimasta colpita, molto positivamente, dal fatto che il pubblico in sala non ha mai mosso la testa e ha ascoltato in silenzio sia l’autore e sia i ragazzi”.
“Mi ha fatto molto piacere parlare con i ragazzi, che ho visto attenti e sensibili a quello che avevo da dire – dice Termenana –. Girando per le scuole, ho avuto modo di notare che sono sempre molto reattivi alla triste storia di mio figlio, nel quale, per certi versi, a volte si immedesimano. Questa volta, però, ho avuto l’impressione che l’attenzione fosse più alta. Mi sono addirittura commosso quando l’ultima ragazza ha letto: ‘ciao Noemi, come stai? Vieni, Ti aspettiamo!’. Ad ogni modo, già ero contento di poter portare di persona la mia testimonianza a San Clemente perché, come racconto sempre, ho scritto solo per commemorare Giuseppe, ma se la storia gira e aiuta a riflettere, riesco a dare un senso alla stupida e inutile morte di mio figlio. Da questo evento, però, davvero me ne ritorno soddisfatto perché sento di aver dato qualcosa alla cittadinanza, giovane e adulta che sia. È chiaro che più si parla di hikikomori e di disagio giovanile dovuto ad un’identità di genere indefinita e meglio è”.
Info: [email protected]
L’autore è contattabile attraverso la sua pagina Facebook "Marco Termenana”.