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Cronaca 16:55 | 19/12/2022 - Rimini

Nell'ultimo anno scolastico 49 abbandoni: la dispersione diventa una realtà

I casi di abbandono scolastico accertati nel corso dell’ultimo anno scolastico sono stati 49; di questi, 32 nella scuola primaria (pari allo 0,50% sul totale degli iscritti), 8 nelle medie (0,19%, 9 nelle scuole superiori (0,13%). 

Sono numeri diffusi dal vicesindaco Chiara Bellini "che nascondono - dice in una nota - al loro interno altrettanto famiglie, ognuna con una storia e traiettorie diverse. Qui non si tratta solo di garantire i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ma di scongiurare il rischio di svantaggio cumulativo che questi minori rischiano di dover affrontare per tutta la loro vita. Un deficit di opportunità che rischia di trasformarsi in disuguaglianza sociale vera e propria".  

"Per questo -prosegue la Bellini - a Rimini, come Amministrazione comunale, ci siamo attivati da tempo per incrementare le opportunità educative delle famiglie, a partire dai nidi e fino alle scuole superiori. Vanno in questa direzione interventi strutturali ormai noti, come quello dei nidi gratuiti, e dei nuovi criteri di accesso. L’obbiettivo non è solo quello, più generico, di aumentare il numero delle bimbe e dei bimbi iscritti nei nostri nidi - un risultato già ottenuto andando non solo a occupare tutti i posti pubblici disponibili, ma anche a stimolarne di nuovi nel sistema privato convenzionato – ma quello più specifico di fare in modo che proprio le famiglie che, per motivi economici, rinunciavano ad iscrivere le proprie figlie e i propri figli al nido, ora siano nelle condizioni di poterlo fare. Agire sui nidi significa sostenere nei più piccoli quelle competenze che, come dimostrano le evidenze scientifiche, risultano poi decisive nello sviluppo del proprio percorso scolastico futuro.  

Il secondo ambito su cui ci siamo attivati è quello dell’abbandono scolastico vero e proprio, nella fascia di età che va dagli undici ai diciannove anni. Un ambito molto difficile perché diverse sono le traiettorie di vita e le motivazioni alla base delle singole criticità. Eppure esistono dei denominatori comuni che, adeguatamente, supportati, possono incidere sul potenziamento delle alunne e degli alunni in questo delicato passaggio non solo scolastico ma anche esistenziale. Penso alle sperimentazioni sul tempo prolungato e a specifici progetti di potenziamento pomeridiano, sia a livello di competenze scolastiche che di competenze trasversali . Un esempio è l’interessante progetto  “Digitali consapevoli” – che partirà a livello sperimentale in due scuole secondarie di primo grado, forse già a gennaio – che stiamo realizzando grazie al sostegno del  “Rotary Club Rimini”, che punta a sostenere e incrementare le competenze di quei giovani a rischio di abbandono scolastico e ancora esclusi dal mondo del lavoro, i cosiddetti “Neet”. 

Non solo, nei prossimi giorni chiederemo un incontro ai dirigenti scolastici riminesi per dare la nostra disponibilità a lavorare insieme su progettualità legate al “Piano contro la dispersione scolastica e le povertà educative e per superare i divari territoriali”. Si tratta di un importante finanziamento di più di 800 mila euro assegnato agli istituti scolastici superiori riminesi, previsto all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per l’Istruzione che, dopo una prima fase dedicata all’edilizia scolastica e agli Avvisi per gli Enti locali, entra ora nella seconda, quella dedicata alle scuole, con fondi che arriveranno direttamente agli Istituti scolastici per migliorare i risultati negli apprendimenti di studentesse e studenti. Una importante opportunità per cui, sin da ora, l’Amministrazione comunale si mette a disposizione di quei dirigenti scolastici che lo riterranno utile.  

Trovo infatti che a fare la differenza in questa difficile sfida possa essere l’attivazione di tutto il sistema riminese, e non solo di una singola parte,  seppure importante, di esso.  Ogni abbandono non deve essere sentito solo come una difficoltà, a volte un fallimento personale, ma come la sconfitta civile di tutta una comunità. Certo, in prospettiva, anche una perdita economica, ma prima ancora culturale. Questo principio deve valere sempre e comunque, aldilà dei dati, perché dietro ogni cifra ci sono ragazze e ragazzi in carne e ossa, genitori, famiglie che si portano dietro non solo un carico di sofferenza personale ma anche difficoltà nel percorso di vita e di piena inclusione lavorativa, sociale e culturale".