Tre quesiti e un appello alla responsabilità. Una lunga lettera scritta dai lavoratori di Petroltecnica-Rovereta, inviata alle massime cariche nazionali, regionali, provinciali e locali a cominciare dal Capo della Stato Mattarella per proseguire al premier Conte. La storia è nota e non stiamo a ripetere la lunga premessa peraltro ben descritta nella missiva. Veniamo al sodo, le tre domande.
1. DAVVERO SI VUOLE CORRERE IL RISCHIO DI VEDER CHIUDERE LE NOSTRE AZIENDE PERCHE’ NON SI RIESCE A TROVARE UNA SOLUZIONE TRA LE PARTI?
2. DAVVERO, DOPO 4 MESI DI PESANTE FERMO DEGLI IMPIANTI, L’UNICA CONCESSIONE RECENTE E’ STATA SOLO QUELLA DI POTER RIENTRARE NEGLI UFFICI MA NON NELLE AREE OPERATIVE, IN CUI SI E’ LAVORATO PER OLTRE 30 ANNI, CON REGOLARE AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE ? PUÒ UN’AZIENDA SOPRAVVIVERE SOLO CON ATTIVITÀ AMMINISTRATIVE E NON ANCHE OPERATIVE ?
3. DAVVERO NON SI RIESCE A NEGOZIARE (ANCHE AD OLTRANZA) PER TROVARE UNA SOLUZIONE CONDIVISA TRA LE PARTI QUANDO CI SONO IN BALLO 300 POSTI DI LAVORO?
"Con l’ansia e la trepidazione che assale noi e le nostre famiglie - si conclude - ci permettiamo di lanciare un APPELLO ALLA RESPONSABILITÀ a tutte le persone di buona volontà coinvolte. Siamo certi di operare in aziende che sono un valore aggiunto per la società e che la loro esistenza contribuisca realmente al bene comune di tutta la collettività ed in particolare del nostro territorio. Confidiamo che in questo momento di grande confusione, le istituzioni e la politica, quella vera, intesa come ricercadel bene comune, possano trovare in pochissimi giorni la strada per una risoluzione tempestiva".