Sono 1095 le domande di regolarizzazione di lavoro presentate da lavoratori immigrati nella provincia di Rimini di cui la gran parte, 999, riguardano il lavoro domestico e di assistenza e la parte restante, 96, il lavoro subordinato nel settore agricolo. In Emilia Romagna sono state inviate 18107 domande riferite al settore domestico e 2101 domanda riferite al settore agricolo. “Un intento, quello della regolarizzazione ed emersione dei rapporti di lavoro, che va certamente nella direzione giusta, ma che nella pratica si è concluso con una risposta parziale, come dimostrato dalla proroga dei termini per presentare le istanze di regolarizzazione dal 15 luglio al 15 agosto, senza comunque raggiungere il numero di domande stimate”. Dichiara Francesco Marinelli (nella foto) segretario generale CISL Romagna. “Oltre a colf e badanti e lavoratori agricoli, l’iter avrebbe potuto e dovuto comprendere anche altri settori come l’edilizia, la logistica, il turismo ecc., diventando in questo modo un’occasione per quantificare e far emergere dall’invisibilità questi lavoratori, in modo da offrire loro risposte in termini di tutele e garanzie lavorative, sanitarie e sociali. Senza contare che la regolarizzazione sarebbe stata un naturale freno al loro reclutamento illegale, una pratica purtroppo molto utilizzata anche nel nostro territorio” puntualizza Marinelli.
“Ora, visto lo stato dell’arte, siamo in una fase in cui – commenta Michele Mancini responsabile CAF CISL Romagna – il datore di lavoro che ha presentato istanza per assumere un cittadino migrante ha due strade percorribili: aspettare la chiamata della Prefettura o, nell’attesa, se intenzionato a iniziare da subito il rapporto di lavoro, procedere alla stesura di un vero e proprio contratto. Al di là di quale percorso si scelga, il nostro appello è che per evitare pasticci e complicazioni, il datore di lavoro si affidi sempre a operatori professionali, seri e qualificati. Il Caf Cisl, proprio per questi motivi, mette a disposizione il suo servizio ‘Colf e badanti'. E ciò per un duplice motivo: da un lato si tutela il datore di lavoro, visto che proprio questa seconda fase, sulla base delle indicazioni della circolare n.2399 del 24 luglio 2020, redatta in modo congiunto del ministero dell’Interno e da quello del Lavoro e delle Politiche Sociali, pone in capo allo stesso datore una serie di obblighi e doveri; dall’altro si tutela l’opera dello stesso lavoratore immigrato”.