“E gli alberi votarono ancora per l’ascia, perché l’ascia era furba e li aveva convinti che era una di loro perché aveva il manico di legno” (proverbio turco-corianese).
Non c’è stata partita sull’antennone al Castello. Siamo stati, umili scriba, facili profeti. La carriera politica della Signora non poteva fermarsi davanti alle mura del maniero confinante con il Cimitero di Coriano. Chiuso l’argomento.
Ci tuffiamo nell’agone politico di una Rimini pronta con Al Meni. Sic stantibus rebus: Maurizio Melucci è uno dei tre che capisce di politica. Furbo come il gatto, astuto come la volpe. E’ lui che ha le carte in mano. E’ lui che deciderà il candidato sindaco del Pd. Ma se pensa di non allargare il campo a soggetti esterni ha perso in partenza, e non lo farà.
Maximus Attilius Lugaresi mi è sempre piaciuto. Giocava bene a pallone: testa alta, piede buono ha l’indolenza tipica dei viserbesi. Lavorare stanca, meglio il mare, alla fine qualche beccone c’è sempre, ma il ragazzo ne mastica di politica (viene dalla scuola del Pci) e ha un orizzonte vasto nonostante le scogliere.
Sergio Pizzolante arriverà al momento opportuno. Sarà l’ago della bilancia, come sempre. I “socialisti” alla Pizzolante ci sanno fare, specialmente i loro interessi che noi coincidono con quelli della città. Questo a sinistra.
A destra…
Rurali sempre
Enrico Santini