Dopo la denuncia del Codacons il Samsara Beach di Riccione trova un avvocato d’ufficio, di quelli importanti. E’ Gianni Indino presidente dell Silb della provincia di Rimini.
“Adeguare i locali ai protocolli, affiggere cartelli che spiegano i comportamenti da tenere, contingentare gli ingressi, limitare gli orari d’apertura e sensibilizzare tutti gli avventori ad ottemperare alle linee guida, qualche volta avendo in cambio anche brutte parole. Più di questo cosa deve fare chi gestisce un locale? – dice Indino - Al netto di qualche episodio che si è contato sulla punta di una mano, sembra che ora si sia aperta la stagione delle segnalazioni e degli esposti. Peccato che le segnalazioni e i video - prosegue - arrivino anche a noi, ma di tutt’altro tenore. Parliamo del Samsara Beach, discoteca sulla spiaggia di Riccione preso di mira dall’esposto del Codacons che nelle sue accuse arriva addirittura a descriverlo come “Un potenziale focolaio di coronavirus”. Un vocalist che ogni 10 minuti invita ad indossare la mascherina, il disinfettante ad ogni passo, tavoli distanziati, cartelli informativi e più uomini della security non sono bastati per non finire nel mirino dell’associazione consumatori. Eppure stiamo cercando solo di riprendere a lavorare e di farlo nel modo più sicuro possibile perché abbiamo a cuore la salute pubblica. E ci mancherebbe altro. Cerchiamo di salvare una stagione, di richiamare i turisti, di ripartire dopo mesi di chiusura forzata che ha messo i piccoli imprenditori in ginocchio e ora dobbiamo anche metterci a combattere con gli esposti. Perché il Codacons non si accanisce contro le esultanze del calcio e le feste in piazza dei tifosi, contro le manifestazioni pubbliche senza distanziamenti, contro i giornalisti che si accalcano uno sull’altro per un’intervista, contro i viali invasi di persone a passeggio senza distanziamento, contro i treni o le metropolitane pieni di persone prive di mascherina? Su questi aspetti evidentemente non c’è attenzione da parte del Codacons. Mi viene da pensare che siano forti con i piccoli e deboli con i grandi. La colpa sembra sempre solo di chi investe e di chi crea impresa e lavoro. Troppo facile attaccare un singolo imprenditore e anche a torto, secondo quello che abbiamo visto nel video che ci è stato inviato e che faremo arrivare alle forze dell’ordine e al prefetto. Noi possiamo sensibilizzare, invitare le persone a comportarsi secondo le regole, vietare gli ingressi, ma non possiamo essere gli unici responsabili dei comportamenti altrui. Con questi divieti sta accadendo quello che è successo con il divieto di fumo nei locali: per farlo rispettare da tutti si è dovuta spostare la responsabilità (e la sanzione) in capo al singolo trasgressore. Siamo stati fermi per oltre tre mesi - conclude Indino - abbiamo dato il nostro contributo in silenzio nonostante il nostro comparto sia rimasto fuori dai sostegni statali e ogni giorno di chiusura ci avvicinasse al punto di non ritorno. Lo abbiamo fatto per permettere a questo Paese di ripartire, ma non è certo in questo clima di sospetti e battaglie che avremmo immaginato la ripartenza”.