Le foto sono state postate su facebook da Nereo Ottaviani e meritano una diffusione globale. Qualcuno, nella notte, si è “divertito” a massacrare alcune essenze arboree nel parco che nasce davanti a quella che, nelle intenzioni, doveva diventare la sede della nuova questura di Rimini e che invece da anni giace nell’abbandono più totale. Uno scempio vergognoso per il quale è giusto chiedere e pretendere una punizione esemplare per la mano ignota che ha colpito e che invece, quasi certamente, resterà anonima. A noi giunge notizia di quanto successo grazie ad una riminese che, aldilà del colore politico, ama la città in cui vive: Marina Mascioni.
“Ragazzata? Assolutamente no – commenta stavolta sulla sua pagina facebook - Senza nessun ombra di dubbio, delinquenti, figli di una cultura (sic!) dell'anarchia, della mancanza di regole, legalità, rispetto e senso del dovere... privi dell'Orgoglio dell'appartenenza alla Comunità... figli di genitori non educatori ed altresì di uno Stato in cui tutto si può laddove non esistono pene certe e non derogabili.
Amaramente oltre a tutto questo vi è sicuramente la mancanza assoluta di Sicurezza, Bellezza, Civiltà, in un sito abbondanato vergognosamente a se stesso ormai da decenni, un sito che avrebbe dovuto essere riferimento di Stato, Legalità, e che viceversa risulta essere oggi, amaramente, luogo di forte degrado laddove incuria, spaccio, abbandono, clandestinità la fanno da padroni.
È una storia lunga, datata, decenni, laddove troppe cose sono da chiarire e altre chiarite in maniera discutibile. Una costruzione realizzata con una precisa destinazione d'uso, modificata successivamente per cambiate esigenze funzionali da parte del Ministero dell'Interno così come, conseguentemente, le richieste economiche da parte del privato. Una storia che rappresenta chiaramente il Dna dell'Italia, sia come Stato centrale che Amministrazione territoriale, sia come modus operandi del singolo cittadino, oggi defunto.Su tutto una Legge Regionale di cui nessuno vuol parlare come se la stessa non esistesse. Requisizione dei beni ad uso della collettività... Ma, ahimè, la politica è anche questo. E qui – conclude la Mascioni - mi taccio perché non vorrei entrare in una discussione sociologica e politica ad ampio raggio”.