Concordo con chi pensa che alla fine di questa drammatica esperienza non ritorneremo semplicemente al passato ma inevitabilmente saremo costretti ad inventarci il futuro. Non stiamo assistendo alla fine del mondo ma alla fine del modo . Quello di prima. Ora però siamo in piena emergenza e quello che pericolosamente sta emergendo è una netta contrapposizione sociale e di mentalità tra i garantiti a vario titolo (o chi pensa di esserlo) e chi è esposto al mercato ed alle conseguenti intemperie economiche. I primi sono particolarmente sensibili alle risultanze mediche e possono anche permettersi di essere eccessivamente prudenti, gli altri sono disposti anche a correre qualche rischio calcolato pur di riprendere una attività personale o imprenditoriale che altrimenti vedono compromessa per sempre. Come spesso capita, si tratta di contemperare esigenze diverse intervenendo con buon senso. E nelle società occidentali moderne questo compito spetta alla politica. Spettava alla politica chiudere tutto al momento giusto come le tocca ora riaprire tutto al momento giusto. Ma come si faceva a chiudere prima di quando si è chiuso nel momento in cui i contagi non erano così numerosi ed evidenti ? Ci voleva capacità di leadership, autorevolezza, credibilità e collaborazione fra maggioranza ed opposizione per evitare strumentalizzazioni partitiche . Come si può iniziare ad aprire (quando sarà ora ma non un giorno di più ) quando il virus sarà contenuto ma non sconfitto? Ci vuole la capacità di ascoltare la comunità scientifica ma anche le imprese che rischiano di morire ed i lavoratori preoccupati che sanno come l'assistenzialismo non potrà durare in eterno e quindi, con leadership, autorevolezza, credibilità e spirito di collaborazione la politica dovrà decidere. SPERIAMO BENE !
Cronaca
20:05 - Romagna