Sollecitato da numerose persone, ritorno volentieri a parlare di questo piccolo e prezioso monumento riminese dopo l’approfondimento pubblicato nei giorni scorsi. Non mi soffermerò sulle note storiche già ampiamente diffuse, ma sull’urgenza di interventi di consolidamento e restauro di cui necessita al più presto questo autentico gioiello della città.
Già da un esame esteriore della parte frontale sono evidenti colature e fessurazioni dei marmi sopra all’entrata che preannunciano possibili distacchi di materiale e lo stesso portone d’ingresso necessita di una profonda ripulitura. All’interno, la sacralità del luogo vede un inginocchiatoio ligneo che non conosce trattamenti di manutenzione da tempo immemorabile, con la parte inferiore in condizioni assolutamente precarie: si osservino le foto che allego più eloquenti di tante parole.
Tornando all’esterno preoccupano l’avanzato degrado nei vari punti della struttura e, in assoluto, tutta la parte laterale posteriore, realizzata in arenaria (o pietra similare) che si sta letteralmente sfaldando evidenziando importanti distacchi e corrosioni, con perdita di particolari rilievi architettonici. Le grate ferree inoltre sono fortemente ossidate.
Questo insigne monumento, che per dimensioni non ha certamente la visibilità di un tempio malatestiano, ma che muto traghetta da secoli intere generazioni di riminesi, merita rispetto e non può essere lasciato in questo stato di abbandono.
Come per il portale dello Sferisterio, letteralmente dimenticato da decenni, basterebbe davvero poco per tutelare e tramandare ai posteri nelle migliori condizioni possibili un pezzo di memoria caro a tutti i riminesi: anche questa sarebbe una bella cartolina della nostra amata città.
Testo e foto Davide Collini