Lectio intensa e di spessore quella che ha tenuto Massimo Cacciari all'Astra presentando il suo ultimo libro: Il lavoro del lo spirito. Teatro per l'occasione tutto esaurito e diretta you tube seguitissina.
"Il mondo – ci dice Cacciari – è uno, ma composto di energie che si contraddicono e si combattono in una sorta di dialettica hegeliana. Oggi il mondo non è più il “kosmos” classico, né il “saecolum”cristiano; da Copernico in avanti anche il pensiero filosofico dell’Occidente è diventato un pensiero scientifico, in una sorta di rivoluzione permanente, in cui ogni stato è in potenza il superamento di sé stesso. Per gran parte della storia economia e politica hanno mantenuto un equilibrio nella distribuzione dei poteri. Tale equilibrio ha retto per secoli, ma è entrato in crisi con l’avvento del processo di globalizzazione e con l’ascesa di un capitalismo che è tutto finanziario. Questo capitalismo vede oggi nello Stato un impedimento e nel politico un orpello. Il tempo dell’Economico e della Tecnica non si conciliano con lo spazio della rappresentanza politica, facendo emergere enormi contraddizioni. Proprio queste tensioni, proprio il ridursi sempre più della capacità e della possibilità del Politico di dare risposte e soluzioni, costituiscono il terreno fertile per le componenti demagogico-plebiscitarie". Cacciari ipotizza che il sovranismo rappresenti in qualche modo una dimensione del capitalismo medesimo, come una maschera utile a contenere le spinte avverse. Il filosofo richiama l’attenzione sul ruolo e sul valore della politica, spronando i diversi attori ad un sussulto di dignità affinché il politico possa essere in grado di contrapporsi dialetticamente con il potere economico, di essere interlocutore dei potenti del mondo. La conclusione di Cacciari, allora, "è che se la democrazia sarà la scena del conflitto tra i valori dei politici demagoghi, con una concezione dell’istituto democratico basata su una sorta di divinazione del rapporto con i cittadini, la politica si tradurrà esclusivamente nella volontà di potenza del politico, che si arrogherà il diritto di decidere senza avere la conoscenza della realtà, senza tener alcun conto delle conseguenze del suo stesso agire. La lezione weberiana deve essere, quindi, attualizzata e fatta propria dal Politico, nell’immanenza di conoscere ed essere altamente competente, per confrontarsi e scontrarsi con scienza ed economia, all’interno di una democratica tensione della società, senza essere costretti nella gabbia d’acciaio capitalistica".