Green 17:40 | 23/04/2025 - Rimini

Il Wwf fa chiarezza su fiumi e corsi d'acqua, per un futuro migliore

Da decenni il WWF della provincia di Rimini si interessa delle condizioni ambientali dei corsi d’acqua riminesi e interviene sul merito rivolgendosi alle amministrazioni locali, agli organi tecnici e ai mezzi di informazione. Nella nostra tradizione intendiamo quindi di assumere una posizione chiara e propositiva sulle operazioni in atto lungo i corpi idrici.
Premettiamo che la nostra sentita solidarietà va a tutti coloro che hanno subito l’azione devastatrice delle recenti piene fluviali, ai tanti che hanno subito gravi perdite, il lavoro, le abitazioni, le proprie cose, valori fondamentali e insostituibili, spesso costruiti con i sacrifici di una vita.
E’ consapevolezza comune che le conseguenze delle alluvioni risiedono nella scarna lungimiranza di chi ha condotto la cosa pubblica a partire dal dopoguerra. Urbanizzazione e occupazione abusiva delle aree di espansione naturale delle piene, prelievi massicci di inerti che hanno sconvolto la dinamica idrica superficiale e sotterranea, restringimenti dei greti, impermeabilizzazione e quindi minore assorbimento naturale dei terreni, discariche che hanno colmato le cavità di scavo e alterato i profili golenali sono le cause principali all’origine degli eventi alluvionali, cause che non potevano che aggravare in modo drammatico gli effetti delle anomalie climatiche alle quali si tende a dare esclusiva responsabilità. Vogliamo ricordare, a quanti si scagliano contro la vegetazione delle rive fluviali che deve essere “ripulita”, come se si trattasse di un rifiuto, che questa svolge una funzione essenziale per la difesa dalle erosioni spondali e degli stessi argini artificiali, oggi frequentati da migliaia di persone che percorrono le piste ciclabili fluviali in cerca di aria pulita e tranquillità. 
Ampi territori della provincia di Rimini sono a rischio di allagamento, nonostante questo non mancano casi di nuove edificazioni in possibili aree di esondazione. Si continua a coprire il suolo con nuovi impianti produttivi nonostante il gran numero di capannoni industriali o artigianali in abbandono. 
Le drammatiche, recenti vicende alluvionali potrebbero costituire una occasione per operare un salto di qualità nel rapporto con i fiumi. La strada da percorrere è quella di un recupero della funzione e dell’aspetto dei corpi idrici in una prospettiva in grado di superare una visione ingegneristico-idraulica. Si è tornati a vedere i corsi d’acqua esclusivamente come un minaccia a uomini e cose, quindi da regimare, rinchiudere, limitare, disboscare, “ripulire” da ogni ostacolo, come se un corso d’acqua non cercasse spontaneamente di tornare ad occupare gli spazi che gli sono sempre appartenuti. L'eliminazione della vegetazione assurge a potente mezzo per "tranquillizzare" una opinione pubblica che considera pure auspicabile la "pulizia", lo spianamento e l’asportazione di tutto ciò che è “covo di rettili e altri animali pericolosi", tralasciando di dire che il problema delle esondazioni è causato dall'insufficiente spazio vitale lasciato ai fiumi e dai ritardi drammatici nella elaborazione di una seria politica di gestione dei fiumi sulla base del bacino.
 Il problema, ad esempio, non è fare o non fare le casse di espansione, misure che vengono esaltate come le sole praticabili; è possedere una visione dei corsi d'acqua come ecosistema complesso, come sistemi vivi, essenziali per la biodiversità, che assolvono importanti funzioni sociali. Perché non si lascia che le piene trovino le loro aree di espansione nei terreni depressi a lato del corso, in particolare nei tratti alti e medi? Il problema è che questi sono stati edificati o coltivati e un esproprio dei terreni non è certo una misura che paga sul piano politico. Che cosa ne è dell'idea, assodata nel solo mondo scientifico, che il fiume costituisca un capitale economico naturale sul quale incidono e meritano attenzione tutte le componenti, naturali e antropiche?  Le casse di colmata dovrebbero essere destinate all’incentivazione naturalistica. Non crediamo all'idea dei corsi d'acqua come canali di scarico in esclusiva funzione antipiena; nulla vieterebbe allora di ridurli a canali cementificati e devitalizzati, funzionali al fatto che, non potendo espandersi lateralmente come i fiumi hanno fatto da sempre, le acque prendano velocità perchè ne defluisca la maggiore quantità nel minore tempo e con la più stretta sezione possibile per non interferire con le opere umane. E perchè la velocità delle acque aumenti, ogni forma di vegetazione deve essere rasa al suolo, come sta avvenendo particolarmente oggi. 
Per concludere, riguardo agli interventi in alveo e di argine, le nostre proposte sono le seguenti:
1. Istituti e associazioni scientifiche di livello nazionale devono far parte integrante della progettazione degli interventi lungo i fiumi, verificare la coerenza con le eventuali limitazioni dettate dalle forme di tutela esistenti e controllare sul luogo il loro effettivo rispetto.
2. Le associazioni ambientaliste principali presenti nel territorio interessato devono avere accesso informatico ai piani di intervento degli organi tecnici competenti, consentendo osservazioni e proposte.
3.  Ogni intervento previsto da parte degli organi tecnici deve essere rigorosamente effettuato nei mesi tra novembre e febbraio, prioritariamente per motivi di tutela della fauna. 
4. Se l’abbattimento della vegetazione ripariale risulta ineluttabile, come stiamo osservando, deve essere risparmiata a priori una fascia di vegetazione a contatto col il greto o alveo e ogni area riconosciuta di particolare rilevanza vegetazionale e faunistica. 
5. Le alberature maggiori di valore paesaggistico oltre che naturalistico, distribuite lungo le aree interessate devono essere risparmiate dall’abbattimento.
6. La piante arboree morte presenti lungo il greto che, ricordiamo, hanno avuto una funzione essenziale contro le frane, l’erosione delle rive e il dilavamento dei suoli, deve essere asportata con interventi mirati nei punti critici prioritariamente per iniziativa di istituzioni pubbliche e solo in periodo invernale.
7. I rifiuti presenti lungo le sponde fluviali devono essere rimossi prima di ogni intervento di sfalcio per evitare la propagazione di rifiuti, in particolare microplastiche.
Gli ambientalisti, accusati a suo tempo di essere contro il progresso e oggi contro le esigenze di sopravvivenza delle popolazioni che vivono presso i fiumi, intendono dimostrare che non sono comunque contrari a ogni azione. Il fatto è che, pur comprendendo e rispettando i legittimi timori di coloro che si sentono in pericolo rispetto agli eventi meteorici “eccezionali”, non apprezzano/condividono le scelte gestionali messe attualmente in atto dai responsabili della cosa pubblica che cavalcano solo le contingenze e che non intraprendono o abbandonano strade più faticose e impopolari che richiedono invece lungimiranza e una visione ecologica generale