Nanny è morto a 21 anni, schiacciato da un ramo, il 7 gennaio scorso. Avrebbe guadagnato 10 euro da quel lavoretto precario, in una Sicilia meravigliosa ma decisamente di poche speranze. Nanny voleva pensare alla famiglia, perché suo padre disoccupato non riusciva più a farlo. Anche 10 euro diventano un motivo per continuare a sperare. Anche dieci euro diventano un motivo per alzarsi la mattina. Dieci euro. E adesso non possiamo far altro che ricordarlo, come si ricorda un grande giovane combattente. Perché non esiste premio, magnate, lavoro, condottiero con più dignità di chi si trova a dover lottare continuamente per stare in equilibrio, anche senza aspettative. Ci sono tante situazioni in cui sarebbe più facile a arrendersi e lasciarsi cadere. Ma ci sono tanti “Nanny”, e quindi tanti grandi giovani combattenti. Ci devono essere anche parecchi “ladri di speranze”; devono essere piccoli, rachitici tra le loro ricchezze, attorcigliate tra le loro certezze. Invece per Nanny, ovunque sia, quei dieci euro devono essersi moltiplicati a dismisura perché
tutto lì deve essere in proporzione alla vera grandezza. Dall’altra parte del cielo non si corre incontro alla speranza. Qui sì. E l’unico modo per afferrarla sembra quello di marciare incontro ai ladri, a quei piccolini e rachitici che si accomodano sulle loro certezze. Qui c’è un esercito di “Nanny”, sono tutti grandi, e non vogliono lasciarsi cadere. Certo Nanny per un drammatico destino non correrà più, l’ha fatto quella dannata mattina. E noi gli facciamo onore, ricordandolo, come si ricorda un grande giovane combattente. Resta in
pace Nanny, alla guerra ci pensiamo noi.
Stefania Bozzo