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Opinioni 13:26 | 29/05/2019 - Dall'Italia

Bergoglio, Salvini e l'Infinito di Giacomo Leopardi

Papa Bergoglio ha un’anima leopardiana, del Leopardi nella sua prima fase di produzione letteraria, quella degli Idilli che si nutrono del conflitto ma che attingono anche a ciò che circonda l’autore. Il Leopardi dell’Infinito, per intenderci. Il Pontefice sembra stia vivendo un’evoluzione intimistica, esistenziale, che lo porta ad esserci vicino per ribellione. Parla di tutti, parlando di sé. E ne riconosciamo il pensiero liberatorio che si svincola dalle convenzioni e dalla società clericale che abita; non accontentandosi del suo borgo. Il Vaticano per Bergoglio è come Recanati per Leopardi; un carcere dal quale ha bisogno di uscire. E Matteo Salvini, che tanto contrasta, è l’aitante Ranieri. L’ “amico-nemico” che se alza vanesio un crocifisso in piazza tutti lo applaudono, tutte azioni che Bergoglio per sua condizione non può compiere. E come Ranieri il leader del Carroccio è disposto ad accogliere e farsi accogliere da Papa-Leopardi, ma Francesco non ha la minima intenzione di stringergli la mano forse perché non ha ancora colto la perfetta complementarietà
che li unisce. Entrambi ricercano spazi sterminati al di là del loro colle. Muovendosi in solitaria. Il crocifisso e la politica evidentemente li fanno naufragare più dolcemente nel mare delle loro esistenze. Certo, non ricercano l’immensità, né un pensiero puro, e non se ne stanno seduti a fissare lo sguardo su una siepe; ma nelle contraddizioni su chi è più cristiano e chi è più politico essi delimitano una storia che ha dei parallelismi con quella leopardiana. L’ “Infinito” compie 200 anni dalla sua stesura. Il 28 maggio è stata la
data simbolica che ha celebrato i festeggiamenti per il bicentenario dell’Idillio, considerato perfetto. Quello tra Bergoglio e Salvini non sarà invece l’“Idillio perfetto”, ma non litigheranno mica all’infinito?

Stefania Bozzo