L'approvazione da parte del Senato della legge sul Biotestamento conclude un iter travagliato e sofferto che ha visto contrapporsi in maniera anche forte e vivace le diverse posizioni, come comprensibile su temi così complessi e sensibili come quello del fine vita. Da oggi i malati e le loro famiglie, persone vere, in carne e ossa saranno finalmente meno soli in situazioni drammatiche, restituendo a loro un po' di umanità che, in un passato anche recente, è stata loro negata. Quella di ieri è una tappa storica di un paese che riesce finalmente ad andare oltre le proprie arretratezze, superare gli atavici e sterili tatticismi, uscendo dalla palude delle paure ed allineandoci così ai paesi più moderni.
La sensazione che ho avuto ieri, al termine delle votazioni, è stata quella di istituzioni che riescono finalmente ad ascoltare il cittadino, le istanze di tante famiglie normali che chiedono solamente dignità, comprensione, umanità in momenti di grande sofferenza e malattia. La storia d'altronde insegna che i diritti, anche quelli che riteniamo più sacrosanti, difficilmente arrivano da soli, e spesso sono necessarie lotte anche lunghe e sfibranti (e in certi casi drammatiche), come quella portata avanti per questa legge da tanti politici, associazioni, cittadini e famiglie.
L'esito finale di questa legge (che viene dopo un'altra, altrettanto storica, che riguarda le unioni civili), una legge fortemente sollecitata anche dai sindaci italiani, me compreso, che mesi fa firmammo un appello al parlamento su questo tema, ci consegna una politica finalmente all'altezza del suo ruolo e la speranza che questa legge sia in grado di marcare in positivo il percorso dei diritti in un Paese che, mai come oggi, ne ha bisogno per diventare moderno, aperto, inclusivo e giusto, sopratutto nei confronti di chi soffre e delle famiglie.
Andrea Gnassi sindaco di Rimini