Morti sul lavoro: dal 2002 al 2022, in provincia di Rimini, in 106 hanno perso la vita per causa di lavoro. Sono stati denunciati quasi 150.000 infortuni e 7.366 malattie professionali: in tempi brevi andrà data attuazione al Patto regionale per la sicurezza, con l’attivazione del tavolo provinciale sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro
Il bollettino di sangue del lavoro a Rimini
L’Italia due volte all’anno ricorda a livello istituzionale l’importanza della salute e sicurezza sul lavoro: il 28 aprile Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro ed a ottobre, nella Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Dell’importanza di questi temi se ne parla poi per qualche altro giorno, tra un infortunio mortale e l’altro; con diversa enfasi a seconda dell’impatto emotivo suscitato dai media. Eppure sul lavoro si muore tutti i giorni in Italia, una strage silenziosa che anche a Rimini ha riempito in vent’anni un bollettino di sangue. Secondo i dati dell’osservatorio del Dipartimento salute e sicurezza della CGIL di Rimini, dal 2002 all’agosto 2022 in provincia di Rimini hanno perso la vita per lavoro 106 lavoratori, sono stati denunciati quasi 150.000 infortuni e 7.366 malattie professionali. I dati sono riportati nel volume “120 anni della Camera del Lavoro di Rimini”, pubblicato da Futura Editrice. Il numero degli infortuni mortali è mostrato quotidianamente, dallo scorso 9 ottobre, sugli schermi delle sale di attesa, nelle sedi delle Camere del Lavoro di Rimini e Riccione.
I dati su salute e sicurezza in provincia di Rimini
Il 2022 si è concluso con un aumento, rispetto al 2021, degli infortuni denunciati in provincia di Rimini. Più 9,6% per la regione Emilia-Romagna e più 11,7% per la provincia di Rimini. Sono aumentate nel 2022 anche le malattie professionali denunciate, con un aumento per la regione Emilia-Romagna del 2,2% e del 17,7% in provincia di Rimini.
I dati al 31 agosto 2023, rapportati allo stesso periodo del 2022, mostrano un calo del 9,9% delle denunce di malattia professionale contro un aumento del 2,5% degli infortuni denunciati: unica provincia, quella di Rimini, a peggiorare questo dato in tutta la regione. Sono stati due, nell’anno che abbiamo alle spalle, gli infortuni mortali in provincia di Rimini portando la conta dei morti sul lavoro a 108 in provincia di Rimini, negli ultimi 21 anni.
La lettura dei dati secondo CGIL Rimini
La riduzione delle denunce di malattia professionale indurrebbero ad approfondire questa tendenza potendosi avvalere dei dati provinciali sulle prescrizioni e limitazioni previste dai medici competenti, con riferimento alle mansioni svolte sui diversi luoghi di lavoro. Questo consentirebbe di analizzare cause ed effetti del fenomeno. Se ci fosse infatti una diminuzione delle prescrizioni, questa potrebbe essere anche dovuta al fatto che le imprese stanno adottando misure che, secondo la particolarità del lavoro, sono corrette. In caso contrario, invece, sarebbe opportuno chiedersi perchè si denunciano in misura inferiore le malattie professionali o perché esse non siano denunciate direttamente dal medico competente. La crisi economica e la diffusa precarietà nel mondo del lavoro potrebbero essere da ostacolo ad un’eventuale denuncia da parte di chi lavora. Dai dati statistici che prendono a riferimento il periodo 2010-2022 si può notare che, rispetto alle malattie professionali denunciate in provincia di Rimini, solo il 37% viene riconosciuto, a fronte di un media regionale del 42%. Di segno diverso sono invece gli infortuni, per i quali a fronte delle denunce presentate in provincia di Rimini ne vengono riconosciuti quasi il 68%, rispetto ad una media regionale del 64%. Perché queste differenze tra malattie professionali e infortuni? Non risultano disponibili statistiche pubbliche al riguardo. Le ragioni potrebbero ricondursi all’assenza di documentazione idonea ad accertare il nesso causale tra lavoro e malattia professionale, o di quella attestante il rischio lavorativo denunciato. Da ultimi, ma non per importanza, sono frequenti i casi denunciati allo Sportello salute e sicurezza CGIL in cui il datore di lavoro non dichiara l’esposizione a un rischio lavorativo, fornendo una descrizione delle mansioni differente da quella testimoniata da chi lavora.
Il “che fare” della salute e sicurezza sul lavoro
Tutte le istituzioni devono agire le leve della promozione, della prevenzione e del controllo affinché si presti più attenzione agli effetti di provvedimenti che sacrificano le regole in favore della semplificazione. Il mondo imprenditoriale deve unirsi a questa battaglia per la salute e sicurezza, isolando quelle imprese che non garantiscono il rispetto delle normative. Le norme approvate da questo Governo a modifica del codice dei contratti pubblici, che prevedono la reintroduzione del sub appalto a cascata, nonché l’introduzione di ulteriori forme di precarietà nei rapporti di lavoro, stanno peggiorando le condizioni del lavoro in Italia. Continua infine ad essere totalmente inadeguato l’investimento sulle funzioni ispettive e di prevenzione, che poco possono fare con organici inadeguati alla copertura capillare del territorio. In tempi brevi andrà attuato il Patto regionale per la sicurezza, con l’attivazione del tavolo provinciale sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: sarà questa la sede dove realizzare in ambito territoriale obiettivi ed azioni condivise, dove il diritto alla salute e sicurezza sul lavoro sia assunto come priorità del sistema territoriale, di responsabilità collettiva e di condivisione di una strategia integrata d’azione.
Francesca Lilla Parco Segretaria Confederale - Camera del Lavoro Territoriale – CGIL Rimini