Il Cocoricò è uno dei locali faro nel panorama italiano: ha fatto tendenza, innovazione, moda e creato una proposta capace di fare diventare Riccione la meta preferita di tutti i giovani. Un locale, un’azienda, che ha trainato il territorio per decenni e che continuerebbe a farlo, aggiungendo valore e appeal al nostro turismo. Ritengo che il Cocoricò chiuso sia un minus per la città e per l’intera Riviera di Romagna, non un plus come molti detrattori credono, sorridendo per questo addio. A validare questa riflessione sono proprio i ragazzi, i giovani vacanzieri, insomma la fonte del nostro turismo, che hanno lanciato di spontanea iniziativa una petizione con raccolta firme per non spegnere le luci e la musica del Cocoricò. Non sono certo qui a dire che le gestioni non hanno commesso degli errori, anzi: pagare le tasse è un dovere di tutti. Ma l’errore più grande è stato fatto da questa amministrazione che fin dal primo giorno del suo insediamento ha messo nel mirino i locali, il divertimento, la musica e con essa il turismo giovanile. Prima lo stop alla musica a mezzanotte (per poi dover tornare velocemente sui propri passi), poi la guerra al Cocoricò, ora ai locali del Marano… A Riccione ormai è rimasta un’unica discoteca: l’auspicio è forse chiudere anche quella? In questi mesi, e per la verità anche in quelli passati, come Confcommercio provinciale abbiamo più volte chiesto di incontrare il sindaco Tosi per discutere del futuro, per poter dare risposte agli imprenditori che vogliono programmare la propria attività. Ancora stiamo aspettando un appuntamento e approfitto di questo intervento per rinnovarle la richiesta anche pubblicamente. Dove è finita la Perla dell’accoglienza, del divertimento, la meta turistica preferita dai giovani? Ormai i ragazzi disertano Riccione e le preferiscono mete più lontane, dove possono trovare luoghi che non li demonizzano e che sanno come gestire questa fetta di turismo senza chiudergli le porte in faccia. Riccione invece affossa, inconsapevolmente o meno, quello stesso turismo che permette alla Riviera tutta di rimanere all’apice di arrivi e presenze. Qualcuno pensa che Riccione si possa permettere di perdere per scelta una fetta di turismo così importante? Le famiglie che oggi affollano il territorio sono composte da quei giovani che negli anni Novanta venivano qua a divertirsi nei locali e che ora tornano e ritornano perché si sono innamorati della Riviera e delle emozioni che si sono portati a casa. Il Cocoricò, in tutto questo, ha avuto un ruolo di rilievo. A Rimini e a Misano, piaccia o no, i locali non solo resistono, ma lavorano e fanno tendenza. Non solo, si aprono progetti insieme al pubblico, in cui il privato investe su eventi in grado di portare migliaia di giovani che in vacanza ci vanno per divertirsi e ascoltare musica, creando sinergie che valorizzano tutta la filiera turistica, dalla ricettività al commercio, dai pubblici esercizi ai parchi divertimento. Ripudiare il mondo giovanile, anche a discapito del territorio, con ripercussioni dirette sul lavoro e indirette sul turismo e l’economia, piacerà forse ad alcuni residenti, ma non fa il bene il territorio.
Gianni Indino presidente provinciale Confcommercio e Silb