"Anche quest’anno l’8 marzo, “Giornata internazionale della donna”, assisteremo alla mobilitazione di tutta la società civile e alle numerose celebrazioni anche istituzionali; si faranno bilanci sulla “condizione femminile”, sul divario salariale, sul mancato accesso alle carriere, su molestie e discriminazioni sul posto di lavoro e sulla violenza maschile e femminicidi perpetrati contro le donne.
Un bilancio che da sempre, in questa speciale occasione, si fa “come addetti ai lavori”; lo facciamo come donne, lo facciamo con le donne che accogliamo nei nostri Uffici e agli sportelli addetti, nel momento “clou” in cui l’attenzione dei media è maggiormente concentrata su questi temi.
Quest’anno, non sarà molto diverso dai precedenti, nel senso che non sono cessati gli episodi di violenza degli uomini contro le donne e le discriminazioni nei luoghi di lavoro; non è superato, di certo, il grande problema della fatica che grava sulle donne lavoratrici, schiacciate doppiamente tra lavoro e cura della famiglia: sono infatti le mamme lavoratrici che, in maggiore misura rispetto ai papà lavoratori, sono costrette a lasciare la propria occupazione per difficoltà a conciliare vita e lavoro.
Guardando ai dati che saranno contenuti nella relazione annuale dell’attività svolta dall’Ufficio della Consigliera di parità, va sottolineato quale premessa che si sono rivolte alla consigliera di parità molte persone, uomini e donne, anche solo per esternare i propri disagi. È moralmente obbligatorio l’ascolto, ma quando i “disagi narrati” non investono la competenza della consigliera è d’obbligo orientare le persone ad altri soggetti e/o istituzioni.
I casi trattati sono stati 40 così distinti:
- 9 (3 uomini e 6 donne) per ricevere chiarimenti relativi alle norme di tutela.
Sono stati presi incarico n. 32 casi di cui:
- n. 2 per violazione della privacy;
- n. 18 per discriminazione nel luogo di lavoro;
- n. 10 per difficoltà di conciliazione casa/lavoro;
- n. 1 per molestie sessuali (causa vinta in primo grado, è in corso il ricorso in appello da parte del datore di lavoro soccombente).
Anche i dati sulle dimissioni convalidate dall’Ispettorato del Lavoro sono coerenti con la tendenza degli anni precedenti: si sono dimesse al termine della maternità, o comunque nel periodo che prevede il divieto di licenziamento, 344 persone, di cui 241 mamme e 103 papà; i tipi di recesso sono: 323 per dimissioni volontarie; 16 per giusta causa e 5 per risoluzione consensuale. Sono stati 225 i genitori che si sono dimessi per difficoltà di conciliazione casa/lavoro.
È evidente che nel nostro territorio si registra una sofferenza nel rendere compatibili il lavoro e la cura della famiglia. Ed è importante che le donne possano scegliere serenamente e liberamente di lavorare e occuparsi allo stesso tempo dei propri cari. Le donne rappresentano una risorsa chiave per lo sviluppo dell’economia e del benessere collettivo: più donne lavorano, migliore è l’impatto sul Pil e sulla produttività del Paese; ulteriori benefici provengono dall’aumento della richiesta di servizi, dalla cura dei bambini a quella della casa, e questo alimenta una ulteriore crescita nella domanda di lavoro, creando così un circolo virtuoso di lavoro e crescita. Il lavoro è una componente essenziale per la dignità della donna, ma è anche una risorsa fondamentale per la crescita economica e il benessere di tutti, non possiamo permetterci di perderla".
Adriana Ventura, consigliera di parità della Provincia di Rimini