Helike, antica città greca sacra a Poseidone, nel 373 a. C. fu sommersa dalle acque. E neanche il dio del mare riuscì a salvarla. “La città sprofondò, un’onda immensa la inondò ed Helike scomparve mentre tre navi spartane che si trovarono all’ancora furono perdute tra la città” (Eliano, “Della natura degli animali”, XI, 19). “Le rovine di Helike si possono ancora intravedere, seppure non come prima, poiché l’acqua del mare le ha corrose” (Pausania, “Descrizione della Grecia”, VII, 24). Se gli antichi scrittori classici Eliano e Pausania potessero vedere adesso Venezia scriverebbero su per giù le stesse cose. Navi perdute tra la città, e corrosione. Il sale di Nettuno corrode San Marco e le sue meraviglie, polverizzando le pietre e logorando i basamenti delle colonne. Tutto si affievolisce e diventa meno consistente. L’allerta nei confronti della tenuta strutturale della Basilica, edificio simbolo del potere dei Dogi e del loro sguardo verso Oriente, è drammaticamente reale. L’acqua corrode, con o senza Poseidone. Sicuramente senza Mose (o comunque priva di qualsiasi tecnologia di contenimento delle mareggiate) la resistenza dei materiali lapidei non può essere graziata da nessuna entità divina. Non c’è riuscito Poseidon con Helike, e neanche San Marco Evangelista ha fatto il miracolo. L’acqua in Basilica è arrivata fino all’atrio che si trova tra la facciata esterna e quella interna, andando a danneggiare ulteriormente le colonne e i marmi già provati dalle mareggiate dell’anno scorso. Il punto è: tali inestimabili beni artistici quanto tempo ancora riusciranno a resistere
prima di polverizzarsi completamente? Omero definiva Poseidone “ennosigaios”, cioè “scuotitore della terra”, in quanto secondo le antiche tradizioni il dio del mare dominava anche in superficie. Tale potere derivava dal fatto che nell’immaginazione classica la terra non era nient’altro che “qualcosa” che galleggiava sull’Oceano che circonda il mondo. Venezia per adesso è scossa ma la vediamo ancora, galleggia nella laguna che circonda il suo mondo. Ma verrà un tempo in cui le rovina della città si potranno solo
intravedere, non come prima, perché l’acqua del mare le ha corrose?
Stefania Bozzo