“Monaco in riva al mare” è uno dei quadri più famosi del pittore romantico Kaspar David Friedrich. In tale dipinto non ci sono linee di fuga a guidare lo spettatore, l’occhio si perde tra il cielo altissimo, il mare e una piccola fascia di costa. Appoggiato dove possibile c’è un minuscolo uomo con una lunga tunica scura, rivolto verso l’orizzonte, schiacciato in uno spazio molto ristretto. E l’andamento irregolare della spiaggia, che digrada verso i due lati della tela, oltre a concedere metafisicamente un’idea di infinito, concretamente sembra proprio rappresentare un processo di erosione. Se togliessimo la contemplazione romantica alla struttura a fasce del quadro di Friedrich ci rimarrebbe un “Monaco in riva al mare su una costa erosa”, in una minuscola striscia che lascia più spazio al cielo. Esattamente quello che sta succedendo in Italia.
Secondo un recente studio di Legambiente negli ultimi 50 anni sono scomparsi 40 milioni di metri quadrati di spiaggia; i litorali in erosione sono praticamente triplicati. La causa principale è la cementificazione, aggravata dai fenomeni legato ai cambiamenti climatici. Ed è tutto verificabile, dati alla mano, sul portale dell’“Osservatorio paesaggi costieri italiani”, una piattaforma online che consente di consultare le analisi ed i risultati delle recenti ricerche scientifiche.
L’anima di Friedrich faceva corrispondere la natura al limite dell’uomo di fronte all’immensità del divino. Certo, l’artista tedesco visse nell’Ottocento, non avrebbe mai potuto immaginare l’immensità di azioni insensate poste dall’uomo contemporaneo per limitare la natura. Anche se quel “Monaco in riva al mare su una costa erosa” ha un che di presagio divino.
Stefania Bozzo