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Opinioni 17:34 | 09/08/2019 - Dal Mondo

La crisi idrica mondiale, San Marino e la lezione di Wood

Il pittore statunitense Grant Wood, attraverso la semplicità e l’essenzialità dell’immagine, è riuscito come pochi a trasportare la natura nella sfera dei suoi più intimi affetti. L’uomo è anch’egli natura, fa parte della terra, e quell’analisi analitica di un realismo contadino regionale si tramuta in realtà in una visione universale del mondo. Il pittore nasce nel 1891, in una fattoria vicino a Anamosa (nello Iowa), e per dieci anni segue il ritmo delle stagioni vivendo la campagna e i suoi frutti. Eppure quel luogo così appartato, attraverso la sua arte, diventa uno straordinario paesaggio universale; tutte le campagne del mondo. La sua è una terra soffice e penetrabile, come nel dolcissimo quadro “Spring Turning”, dove l’erba verde e bagnata delimita come un morbido tappeto l’aratura dei campi. Quella di Wood è una natura verdeggiante e rigogliosa, e anche l’uomo lo è di conseguenza. Noi invece siamo decisamente più rinsecchiti e increspati, perché quella di oggi è una natura tendenzialmente avvizzita e impenetrabile. Il World Resource Istitute (Istituto scientifico che produce stime nazionale e subnazionali sullo stress idrico, sulle siccità e rischi di alluvione) ha tristemente verificato come un quarto della popolazione mondiale, sparsa in 17 Paesi, viva in regioni a rischio “estremamente alto” di crisi idrica. Non sono luoghi lontani e appartati da noi, la Repubblica di San Marino è all’undicesimo posto della classifica. Tale importante ricerca ci testimonia quanto il rischio rientri in una visione globale, è un paesaggio universale che rischia di allontanarsi sempre di più dalla natura fertile di Wood. Se non verranno attuate misure correttive, entro il 2030 i paesi con problematiche importanti relative all’acqua saliranno a 45, coinvolgendo la vita di 455 milioni di persone e
portando gravi rischi sulla produzione di cibo (con inevitabili ripercussioni a livello di conflitti, migrazioni e instabilità finanziaria). Il punto è che l’uomo fa parte della terra, la morbidezza della terra combacia con la vita. Basterebbe che il realismo ci portasse a trasportare la natura nella sfera dei nostri più intimi affetti.

Stefania Bozzo