"Manca molto poco allo scadere del primo anno di pandemia e tirare le fila dei disastri, umani, economici e sociali che il Covid-19 sta producendo lungo il suo cammino non è facile. Ancor più difficile se si considera il decennio di crisi che abbiamo alle spalle e non ancora superato. Né sappiamo per quanto tempo ancora dovremo affrontare tutto ciò, né quali saranno i suoi effetti anche rispetto agli stili di vita, alle abitudini delle persone. Abbiamo però molte e tristi statistiche su cui ragionare, dal numero delle vittime che quotidianamente e tragicamente ci lasciano, ai disastri materiali che il crollo delle economie mondiali porta con sé. Qualcuno, pochi, ha moltiplicato le sue ricchezze in maniera esponenziale proprio grazie alla crisi, altri, la maggioranza, si sono avvicinati, se non oltrepassato, la soglia di povertà. Emerge, per esempio, dal nuovo rapporto pubblicato da Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle diseguaglianze, che per i super ricchi la recessione è finita. In Italia, da marzo, la ricchezza di 36 miliardari italiani è aumentata di oltre 45,7 miliardi di euro e ciò, per la CGIL, conferma la necessità di un contributo di equità da parte dei più ricchi per combattere le diseguaglianze insieme ad una riforma fiscale più progressiva. Guardando al lavoro citiamo il dato delle ore di cassa integrazione che nel 2020 sono state 18.542.153 in più rispetto al 2019. Ci saranno aziende che non riapriranno e altre che potrebbero diventare preda della malavita organizzata. Di recente il Prefetto di Rimini ha dichiarato che “da settembre ad oggi 13 attività sono state interdette e 10 di queste sono alberghiere“. E i cosiddetti “ristori” pur rappresentando una risposta di emergenza per evitare il collasso sociale devono al più presto essere soppiantati da una strategia, anche a livello territoriale, di più lungo respiro.Qui sta il punto, sul che fare. Stando all’indagine previsionale sull’occupazione della Camera di Commercio le imprese non sembrano del tutto pessimiste tant’è che nel primo trimestre del 2021 si stimano 5.450 assunzioni. Per quanto riguarda i profili desiderati il 32% delle imprese però dichiara di avere difficoltà a reperirli.
La nostra proposta
Con l’elaborazione del suo Piano del Lavoro, la CGIL di Rimini ha individuato le priorità e gli obiettivi strategici per il rilancio del territorio. Obiettivi perseguibili solo se si pone al centro delle scelte e degli investimenti il tema del lavoro e della sua qualità, come peraltro sancito nel Patto per il Lavoro ed il Clima recentemente sottoscritto nella Regione Emilia Romagna. Nel territorio vanno individuati e definiti i progetti sui quali investire affinché il lavoro e la riorganizzazione del sistema di welfare locale siano alla base di un nuovo modello di sviluppo. Formazione, riqualificazione professionale e politiche attive del lavoro devono essere assunti quali asset strategici per il futuro.
Sul tema delle politiche attive occorre aumentarne l’efficacia in base ad una valutazione del loro impatto mirato in particolare ad incentivare l’occupazione. In questa prospettiva saranno privilegiati i gruppi più vulnerabili fornendo programmi di formazione in linea con le esigenze dei datori di lavoro e allargando la gamma di misure attive per sostenere la ricerca di occupazione. Se è vero che le imprese non trovano agevolmente tutte le figure professionali che occorrono, proprio in tema di formazione è necessario un maggior raccordo tra tutti i soggetti che concorrono allo sviluppo del territorio: Enti locali, Università, sistema scolastico e formativo, imprese e parti sociali. Ci attendono nuove sfide e cambiamenti a partire dalla transizione energetica e ciò impone che si investa nella creazione di nuovi saperi e nuove competenze. Ciò che la CGIL ritiene indispensabile, a fronte di una perdita di punti di riferimento solidi, è una rivoluzione delle priorità, nel senso di un cambiamento collettivo del punto di vista, con una forte centralità della persona e dei suoi bisogni primari e del territorio e dell’ambiente.
Le risorse europee rappresentano una opportunità storica ed irripetibile per il Paese e per la provincia; sappiamo poco su cosa voglia fare il Governo, che tra l’altro al momento è anche dimissionario, sappiamo ancora meno su quali saranno gli investimenti e l’utilizzo delle risorse a livello locale, quali gli ambiti di intervento, quali i progetti. Ognuno per la sua strada a difendere i propri interessi particolari? Non può essere questa la strada. Risorse ed investimenti che, a nostro parere dovranno essere riconosciuti alle imprese a certe condizioni: dall’applicazione dei contratti di lavoro nazionali firmati dalle Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative, al rispetto delle norme sulla salute e sicurezza e della legalità in termini generali. Non si può usare la pandemia per mettere in discussione i diritti nel lavoro o per arretrare sul versante dei diritti. Al contrario si deve qualificare il lavoro, abbattere la precarietà, definire nuove regole per contrastare la competizione basata sul basso costo del lavoro.
La nostra proposta, che tiene insieme progettualità, investimenti, formazione, politiche attive del lavoro, temi da discutere e condividere, sta nella costituzione dell’Agenzia per lo Sviluppo Territoriale.
Per la CGIL di Rimini costituire l’Agenzia per lo Sviluppo Territoriale significa scegliere un modello partecipato di sviluppo, all’insegna della sostenibilità, dell’universalità dei diritti e della coesione sociale. Ognuno a fare la sua parte con la consapevolezza che domani saremo ciò che oggi stiamo scegliendo di essere".
Isabella Pavolucci Segretaria generale CGIL Rimini