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Opinioni 09:38 | 14/03/2019 - Rimini

"Opinioni e critiche sono certamente legittime. Le offese no"

E' apparsa solo sul sito del Comune di Rimini la risposta dell'amministrazione comunale sull'aumento dell'addizionale Irpef. La riportiamo perché riteniamo giusto, come sempre, ascoltare la voce ufficiale di Palazzo Garampi anche se la replica è lunghissima.

Il dibattito è sempre benvenuto. Soprattutto se riguarda il confronto sulla visione del presente e del futuro di una comunità. Per questo consideriamo, anche nei suoi accenti più vivaci, molto stimolante e benvenuta la discussione allargata sulla proposta dell’amministrazione comunale di allineare l’addizionale Irpef all’aliquota dei capoluoghi e dei Comuni della provincia, dopo 12 anni di totale immobilità al livello minimo consentito (0,3 per cento) con una soglia di esenzione che non ha eguali sul territorio non solo provinciale  (17mila euro) e in Italia. La visione di presente e futuro che ha questa amministrazione comunale, e che  rivendica con forza, è quella da un lato di completare la riqualificazione e la rigenerazione della città, per garantire ricchezza, sviluppo, occupazione, partendo da investimenti e dall altro un forte impegno sul fronte della protezione sociale sulla quale non arretrare neanche di un millimetro, soprattutto per i più deboli. Su questo, come dire, non ci piove: il riallineamento dell’Iperf serve proprio a sbloccare i cantieri per rifare l’area nord, dopo l’ideologico stop a convenzioni già firmate da parte del Governo di Lega e 5 Stelle, ad ampliare la scuola Gaiofana, al sostegno all’handicap, alle agevolazioni sulla Tari. In mancanza di qualunque risposta da parte dell’esecutivo centrale, che ‘sottrae’ ogni anno 18 milioni di euro in tagli occulti al Comune di Rimini, questa amministrazione comunale si assume la scelta di non fermare il processo di cambiamento strutturale di Rimini. E di questa  prospettiva questa amministrazione comunale ne fa proprio l’onere, perché è chiaro che agire sulla tassazione non faccia piacere a nessuno, e nello stesso tempo la responsabilità. Affermare il contrario, infatti, significa semplicemente accettare una visione presente e futura di Rimini come luogo immobile e stagnante, che si avvia mestamente al tramonto, evitando per apatia e calcolo qualunque scelta possa traguardare alla crescita e al lavoro. Tra l'altro con il riallineamento dell aliquota Irpef, ribadiamo, l'amministrazione di Rimini non fa altro che fare ciò che gli altri capoluoghi italiani hanno fatto già da molti anni.

Questo il campo del dibattito, che merita, per essere esauriente, almeno tre esplicazioni ulteriori.

1) Il metodo. Viene contestato il metodo e la presunta mancata concertazione precedente. In questo caso le mail non mentono, a differenza delle persone. Il 28 febbraio alle ore 10.55 la segreteria dell’assessorato al Bilancio inviava a Uil, Cisl e Cgil l’invito a un incontro preventivo, ricevendo risposta da Cgil (incontrata il 5 marzo), Cisl (incontrata il 6 marzo) e nessuna da Uil. Evidentemente più che leggere mail, la sua segretaria era impegnata a partecipare ai convegni, a Rimini e fuori Rimini, di una forza d’opposizione che dichiaratamente si oppone al centrosinistra.

2) Il merito. E’ palese che se il Governo gialloverde non avesse prima revocato, quindi contorto ad arte, l’iniziativa del Bando Periferie oggi staremmo qui a fare tutt’altri discorsi. Cancellazione del 20 per cento di acconto iniziale sul totale erogato di 18 milioni di euro, rimborsi ricavati dalle economie derivate dai primi 24 progetti finanziati, una tempistica capestro da cui non si può derogare neanche nel caso in cui uno dei partecipanti alle gare avanzasse ricorso (con il fatto che così, rispettando la legge che prevede la possibilità dei ricorsi, i tempi salterebbero e quindi le risorse!); tutto ciò compone un quadro esatto della totale acrimonia e irritazione da parte del Governo per questo provvedimento che aveva invece premiato i progetti di 120 città italiane. La prova provata sta tutta nelle buffe dichiarazioni dell’onorevole ‘locale’ Elena Raffaelli, Lega. Ad agosto plaude alla cancellazione dei 18 milioni di euro a Rimini. A marzo attacca Rimini perché cerca di mettere una pezza al vergognoso pastrocchio sui fondi per le periferie combinato da lei e dal suo Governo. Il mandato parlamentare a 12 mila euro al mese di Raffaelli, sinora, viene ricordato esclusivamente per queste due intemerate contro Rimini, città evidentemente oggetto di ogni sua ossessione e forse macumba. Ma ciò che veramente stupisce delle parole dell’onorevole è che proprio lei ha votato due mesi fa la legge di bilancio che dopo 3 anni di stop l unica cosa che ha sbloccato per i Comuni d’Italia è la possibilità di agire sulle addizionali, dato che ai comuni si è deciso di non dare nulla. Ci faccia capire, Raffaelli: lei approva e plaude al provvedimento, poi si indigna perché i Comuni lo applicano? Faccia pace con se stessa. A 12 mila euro al mese è un lusso che può permettersi.

3)  La coerenza. In tutta questa vicenda, l’unico soggetto a cui viene chiesta, ed esercita, coerenza è l’amministrazione comunale. Si chiede di riallineare l’addizionale per fare i lavori a Rimini Nord, alle scuole e mantenere un solido presidio sui servizi alla persona e alle fragilità all’handicap. Né più né meno di ciò che si è portato avanti coerentemente dal 2011 ad oggi. Domanda: gli altri attori sono coerenti allo stesso modo? Come abbiamo visto, l’onorevole Raffaelli proprio no, a parte il rancore coerente e intangibile nei confronti di Rimini. L’opposizione neanche, visto che a sollevare critiche sono gli stessi partiti che a Roma sbloccano il meccanismo delle addizionali, dopo aver tagliato tutto il possibile e oltre ai Comuni.

Sulle organizzazioni sindacali, pur comprensibilmente comprendendo posizioni e critiche, pare opportuno nel dibattito fare un discorso a parte. Si dice, in situazioni analoghe, che ognuno deve fare la propria parte. Vero, fino a un certo punto. Perché contano anche le parole per esprimere critiche e dissenso. In questo senso sono del tutto fuori luogo e fuori anche dalla storia dei sindacati le espressioni usate riguardo ‘bancomat del sindaco’ e affini. Dispiacciono e sorprendono, ma non faranno scuola perché l’amministrazione comunale certamente non scenderà mai al livello di affermare (come peraltro fanno forze ora al governo sul ruolo dei sindacati) che le trattenute in busta paga dei lavoratori di Rimini servono a ingrossare la carta di credito dei dirigenti locali di Cgil, Cisl e Uil.  Così come andrebbe almeno evidenziato il sostanziale silenzio sindacale per i 23 Comuni in provincia (su 25) e tutti i capoluoghi in Regione che da anni, a differenza di Rimini, applicano aliquote superiori, con soglia esentiva assente o sensibilmente inferiore. Un silenzio quasi assordante se proprio messo in relazione alla tassazione locale riminese da sempre tra le più basse. Le opinioni e le critiche sono certamente legittime. Le offese no”.