"È una escalation criminale quella che la riviera romagnola sta subendo negli ultimi anni in relazione alle attività criminose che quest’estate hanno travolto l'intera area. Le donne e gli uomini in divisa sono allo stremo dopo due anni intensi di pandemia culminati con una stagione turistica di superlavoro. Il carico cui eravamo abituati si è sommato ai dispositivi di controllo anti-Covid e ad una ondata di crimini che hanno messo a ferro e fuoco le notti rivierasche. Dalle liti alle risse, dalle baby gang di minorenni di origine straniera, alle violenze sessuali, infiniti i crimini commessi e le aggressioni alle FF.OO.. Reati gravi che necessitano di un lavoro di indagine minuzioso, accertamenti e riscontri. I colleghi hanno risposto con il massimo impegno, ma come si può pensare di rispondere alle centinaia di richieste al numero di emergenza 112? Con centinaia di pattuglie? La Questura di Rimini ha una nuova struttura, ha nuovi agenti, il numero di personale impiegato sulle volanti è quasi raddoppiato in 10 anni, i rinforzi estivi che sembravano non arrivassero, stanno operando a Rimini e potrebbero essere riconfermati fino ai primi di settembre. Ma non basta. Non basta perché facinorosi, sballati, vandali si sono riversati in grande numero in riviera, in questa estate di “mezza pandemia”, alla ricerca di luoghi più libertini in cui il richiamo del divertimento e della spensieratezza viene traviato in trasgressione. Le FF.OO. hanno lavorato silenti, con poca pubblicità sui giornali, ma le avvisaglie erano evidenti. Voglio ricordare la volante presa a bottigliate per festeggiare l’Italia agli europei, una battaglia contro l’aggressione alle divise che il SAP conduce da anni. Alla base di questi fenomeni vi è una questione culturale, di immigrazione e di inclusione. Temi che andrebbero trattati in altre sedi come scuola, famiglia e associazioni ma anche la politica deve fare la sua parte. In secondo luogo è necessario però fare molta attenzione a non confondere le competenze e gettare colpe tra amministratori e organi deputati alla sicurezza.
Non si può pensare che se non c’è la pattuglia della PM che rileva gli incidenti durante la notte, la pattuglia del pronto intervento 112-113 debba fermarsi, non possiamo immaginare che la Polizia e le altre FF.OO. possano fungere da paracadute della safety e security degli eventi e de mansionare il proprio operato per coprire difetti di coordinamento sulle competenze. Non è semplice far percepire ai non addetti ai lavori quanto è vario il tema della sicurezza. Le volanti di Rimini e i reparti aggregati sono a regimi altissimi da giugno, le violenze sessuali hanno una trattazione delicatissima e comportano un ingente lavoro d’informativa, le rapine sono all’ordine del giorno e tutti gli uffici non si sottraggono a compendiare per quanto di loro competenza. È necessario rivedere la circolare sui posti di Polizia e riportare i presidi estivi a Riccione e Bellaria Igea Marina già dalla prossima estate e ritornare al numero di rinforzi previsti prima della pandemia. Ma l’attenzione maggiore va riposta sulla necessità di una politica vera della sicurezza su tutto il territorio della provincia, coordinata dal Prefetto e dal Questore come previsto dalla legge 121 al fine di meglio coordinare sia il piano tecnico di sicurezza sia quello politico amministrativa.
Rimini necessita di sicurezza e di ritornare ad essere quella cartolina di svago, serenità e allegria che il mondo ha in mente e non di sballo, insicurezza e degrado".
Roberto Mazzini segretario regionale del SAP Emilia-Romagna