La settimana scorsa insieme agli altri comitati del coordinamento ho incontrato il sindaco e due assessori. Il tempo a disposizione era poco e nel mio breve intervento ho cercato di far comprendere l’importanza di tornare alla politica nella sua forma di discussione e confronto. Ho ricordato al sindaco, e voglio farlo ancora qui, che l’obiettivo principale delle nostre istanze non è attaccare a livello personale ma un voler discutere di politica senza che queste rimostranze nel merito vengano vissute come offese personali. Non è accettabile che il dialogo debba essere qualificato e pesato sulla base del numero di voti o dalle preferenze ricevute, perché se è vero che in democrazia conta la maggioranza, questo non può e non deve togliere dignità alle istanze di una minoranza.
Ho anche ricordato che chi oggi contesta è simpatizzante e iscritto al partito più votato in città, è un elettore attivo e in alcuni casi era anche candidato a supporto di questa amministrazione.
Il bisogno di confronto ormai si è fatto insostenibile. Noi, che siamo i nipoti del più grande partito comunista del mondo libero, siamo costretti a vivere di ricordi riportati e mai vissuti imprigionati in quei racconti che a volte sono retorica ma il più delle volte sono zeppi di nostalgia. I circoli democratici che hanno sostituito le sezioni e surrogato la partecipazione non servano a molto, svuotati di contenuti e di idee oltre che di entusiasmo
Questa nuova spinta dei comitati è invece qualcosa di nuovo, completamente democratica che nasce dal volere di persone con dei problemi e che vogliono risolverli.
Purtroppo l’unica contro-proposta ricevuta dall’amministrazione sono stati i forum urbani, presentati in fretta e furia su un foglio fronte e retro scritto largo, dove la partecipazione cittadina è mediata da dei “facilitatori” a fare da tutor. Già di per sé la parola “facilitatori”, in un contesto in cui si richiede più democrazia, stona con tutto il ragionamento di democrazia. Il solo pensiero di avere una persona incaricata dall’amministrazione di mediare sui processi decisionali è quanto di più profondamente sbagliato possa esistere.
Quello che chiediamo è tanto semplice quanto logico: elezioni dei consiglieri di quartiere accoppiate alle elezioni amministrative per garantire partecipazione e coinvolgimento dei cittadini, bilancio partecipato, tavolo di confronto con l’amministrazione su tutte le proposte che coinvolgano il territorio di competenza.
Mentre le forze antidemocratiche spingono questo mondo in una deriva illiberale di destra, noi che siamo nipoti della resistenza abbiamo il dovere di resistere all’impulso accentratore anche quando viene dalla nostra parte politica, oltre all’obbligo morale di riportare ai cittadini la partecipazione alla vita politica e democratica, almeno della nostra città.
Il processo che abbiamo iniziato è come il vento di burrasca di questa notte: creerà scompiglio, momenti di tensione e scontro, ma sarà inarrestabile. E dopo la burrasca il clima è più mite, il cielo terso, l’aria profumata.
Stefano Benaglia
Presidente Associazione Quartiere 5