"Scattano domani, sabato 6 luglio, i saldi estivi di fine stagione che coinvolgono il settore moda al dettaglio: abbigliamento, calzature, intimo e accessori. L'auspicio è che in questi saldi, visto anche il ricchissimo assortimento disponibile nei negozi, riparta la corsa allo shopping e mitighi la crisi del commercio. Le cause purtroppo sono molteplici: oltre al maltempo primaverile, stiamo vivendo il colpo di coda di questa lunga crisi con i consumi scesi nel primo quadrimestre 2019 di un -1,3%, che si somma al -0,7% del 2018. Le spese delle famiglie per la moda si sono ridotte di 280 Euro rispetto al 2011. A questi dati va associata poi la concorrenza sleale di soggetti del nostro stesso settore. La colpa è dunque anche la nostra, con colleghi che costantemente, ininterrottamente, propongono capi in promozione, pre-saldi, black friday, carte fedeltà, sms di richiamo a sconti sui capi stagionali, bypassando di fatto la norma che impone di non scontare la merce nei 30 giorni antecedenti ai saldi di fine stagione. Le regole ci sono, ma non si fanno rispettare dal punto di vista legale e sanzionatorio. Un altro elemento di grande rilievo sono le grandi catene multinazionali che attuano politiche di sconti e ribassi molto aggressive massacrando tutto il mercato dei piccoli imprenditori, creando un circolo vizioso dannoso anche per i clienti che faticano ad orientarsi tra offerte reali come i saldi e promozioni fasulle. Un dato interessante è il peso delle vendite in saldo o promozione: per la prima volta l’Italia si innalza al primo posto in Europa con il 50% di merce venduta scontata. Gli sconti sono necessari, fondamentali per ridurre la merce invenduta che resta in magazzino (e su cui ci si pagano anche le tasse), ma vendere la metà della merce in sconto per una piccola o micro impresa significa azzerare la redditività. Ecco perché un piccolo negozio non potrà mai competere con una multinazionale che produce dove il lavoro è a basso costo se non sottopagato, la fiscalità irrisoria, ma poi si propongono sullo stesso nostro mercato. Dobbiamo assolutamente mettere mano e fare chiarezza sulla Babele della scoutistica. Una proposta è quella di rivedere i saldi, che oltre il 70% dei negozi multibrand vorrebbe posticipare e limitare nella durata. Va poi definito meglio il modo di svolgimento e vanno riviste le sanzioni per chi non sta alle regole. Come concordato nell’ultimo consiglio regionale di Federmoda, chiediamo venga rivista totalmente la normativa sugli outlet e i temporary store, invasivi e deleteri per i commercianti in sede fissa che rispettano le regole e presidiano il territorio tutto l’anno con sacrifici enormi. E alla Regione chiediamo anche di rivedere alcune norme sul commercio come hanno fatto Veneto e Lombardia, impedendo le nuove costruzioni di altri centri commerciali che contribuiscono a far chiudere i negozi di vicinato e a lasciare vuote le città”.
“Quest’anno i saldi saranno un’occasione imperdibile per i commercianti e per i clienti considerato l’enorme assortimento che è rimasto invenduto a causa del maltempo di maggio. Avremo da subito sconti molto elevati, sperando in un’inversione di rotta nelle vendite che aiuti a fare tornare i conti. Secondo il nostro Ufficio Studi, quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà in media poco meno di 230 euro (circa 100 euro pro capite) per un valore complessivo intorno ai 3,5 miliardi di euro. Il mio consiglio di preferire gli acquisti nei negozi di vicinato, dove è sempre possibile fare il confronto tra i prezzi pieni e quelli in saldo, anche per la normativa che impone l’indicazione del prezzo iniziale, le percentuali di sconto e il prezzo finale, in un reciproco interesse di trasparenza con i consumatori. I saldi per essere efficaci devono avere un carattere di eccezionalità per poter mantenere il loro appeal: vanno dunque premiati i tanti commercianti che rispettano le norme e nonostante una crisi che morde, rispettano i tempi e le modalità dei saldi”.
Giammaria Zanzini, vicepresidente regionale e consigliere nazionale di Federmoda
Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini