La nostra Riviera ha da tempo intrapreso un percorso fortemente orientato alla destagionalizzazione, bussola nelle scelte di programmazione oltre che di pianificazione delle amministrazioni locali. E lo ha fatto non in nome di un concetto vuoto ma riempito di contenuti, vale a dire investimenti strategici su tutti quei vettori di sviluppo, capaci di incrementare l'attrattività anche internazionale del nostro territorio nei mesi e nei periodi dell'anno al di fuori della classica vacanza balneare.
Il fatto che ormai, in provincia di Rimini, circa un terzo dei pernottamenti turistici provenga da fiere, congressi, eventi 'fuori stagione', dà bene la dimensione, anche occupazionale e economica, di questa che ormai è molto, molto di più di una prospettiva. Questo non significa rendere meno centrale il ruolo del balneare nella nostra offerta, che resta il core business della nostra economia turistica, ma l’esatto contrario: significa infatti far sì che il nostro sistema di accoglienza sia in grado di offrire servizi adeguati ad una domanda in evoluzione, 365 giorni all’anno.
È il tema, non nuovo, del mare di inverno, della volontà di rendere attrattiva la spiaggia tutto l’anno, intercettando la sempre più evidente tendenza dei viaggiatori di tutto il mondo di distribuire la vacanza in un arco temporale molto più ampio dei tradizionali “3 mesi estivi”.
Questo percorso, indispensabile per accompagnare le nuove esigenze degli ospiti, deve essere a nostro avviso – in un approccio condiviso da tutta la costa da Rimini a Cattolica - al centro dei provvedimenti che riguardano il nostro territorio, che su questo fronte è certamente molto diverso dal resto del territorio nazionale. Il caso dell’ultima direttiva della Capitaneria di porto, emanata a livello nazionale e poi diramata dai comandi locali sul tema del salvamento dopo il termine della stagione balneare (22 settembre), è un esempio di come spesso a livello nazionale, non sappiamo quanto in modo consapevole, ma comunque oggi fattuale, si trascurino gli impatti che certi provvedimenti possono generare se non preceduti da incontri e coordinamento con i livelli locali.
Questo 'scollamento' nel nostro territorio rischia di tradursi in un rallentamento di quella spinta alla destagionalizzazione che è destinata comunque a proseguire. Un danno per la Romagna e per tutto il sistema Paese. Ma di questo evidente danno a una delle principali industrie dell'Italia è consapevole il Governo? I ministeri di Turismo e Infrastrutture si parlano, si confrontano o ognuno decide al contrario di quello che crede l'altro?
Sul tema specifico va fatta naturalmente una premessa: il problema non è quello della garanzia della sicurezza per chi frequenta l’arenile, che resta prioritario e imprescindibile, ma è in primis la necessità di mettere nelle condizioni gli operatori di rendere la spiaggia accogliente anche quando il clima diventa troppo rigido per la balneazione. E questo, mantenendo, come peraltro è sempre stato fatto, livelli adeguati di salvaguardia di persone e cose. In secondo luogo, crediamo sia quanto mai indispensabile cercare di mettere ordine alla confusione a cui si è assistito in particolare in questa stagione, tra ordinanze e direttive emesse fuori tempo massimo o a stagione in corso. Questioni di merito e metodo. Nel merito, pochi giorni fa in Regione si è tenuto un incontro con operatori e Capitaneria, che si è detta disponibile a valutare la possibilità di adottare correttivi e una soluzione di sintesi. Un approccio assolutamente condivisibile e che ci fa ben sperare per il futuro.
Per quanto riguarda il metodo, appare chiaro come sia indispensabile cogliere le difficoltà che sono emerse in questa stagione come opportunità per ragionare su un protocollo operativo che con regole e casistiche certe definisca in maniera chiara per la stagione turistica 2025 tempistiche, ruoli, competenze, lavorando nella prospettiva di una spiaggia aperta, sicura e accogliente anche oltre l’estate.