Il PNRR doveva essere la grande leva per rendere le città italiane più verdi, sicure inclusive e attrattive con più scuole e sanità. Dei 220 miliardi del Piano nazionale di resistenza e resilienza assegnati dall’Europa all’italia i progetti veramente pronti, persino cantierati e messi a gara, erano quelli dei Comuni. Risorse per dare un nuovo volto alle città, modernizzare l’Italia, riqualificarla. Invece Meloni e Fitto cambiano le regole del gioco in corso, portano via il pallone quando i Comuni stavano avviando lavori e opere, cambiano il PNRR e tagliano risorse sulla testa degli enti locali senza ascoltare nessuno. E’ stata imbarazzante la figura del ministro in Parlamento oggi, ma il punto non è dirlo per acuire lo scontro politico: è che non è stato chiarito dove, come, con quali procedure, quando e se i fondi verrano recuperati e “riprotetti “ verso i Comuni. A oggi l’unica certezza è che sono cancellati. L’approssimazione e il totale silenzio con cui tutto ciò è avvenuto, insieme al taglio delle risorse per la tutela ambientale e il dissesto idrogeologico mentre l italia è colpita e devastata, sono una fotografia di ciò che è questo governo. Un governo e un ministro che non conoscono come funzionano i Comuni, come operano ragionerie, contabilità, come si costruiscono i bandi. E ha l’obiettivo di accantonare fondi per riproporli come mancia elettorale alle prossime Europee” Così il deputato del Partito Democratico Andrea Gnassi dopo l’audizione di Fitto in Parlamento.
“Interventi strategici già finanziati e in qualche caso addirittura appaltati per centinaia di milioni di euro improvvisamente a rischio, nuovi tagli alla sanità con oltre 500 strutture, case e ospedali di comunità già finanziate per rafforzare la rete territoriale che salteranno, fiumi di parole e nessuna certezza sul rifinanziamento delle 144 misure “fatte slittare” dalla revisione del Pnrr con taglio di circa 16 miliardi di euro. Anzi, come evidenzia il Servizio studi della Camera dei deputati in un dossier di 'Monitoraggio dell’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza’, non c’è alcuna copertura stabilita per quanto viene definanziato” aggiunge Gnassi, ricordando: “Dal Pnrr dipende il futuro dell'Italia e dell'intera Europa. E' in gioco il nostro destino, ma questo governo sembra non accorgersene e si guarda bene anche dal fornire un elenco puntuale degli interventi a rischio. Continua a fare propaganda mentre sono in discussione progetti strategici, che, anche in caso di slittamento, avrebbero conseguenze in molti casi catastrofiche: ci sono infatti interventi già deliberati e appaltati, pronti a partire, che potrebbero tradursi in possibili cause e contenziosi nei confronti dei Comuni e degli enti locali. Rete territoriale che assiste ancora una volta a tagli alle opere per il dissesto idrogeologico, ai servizi, alle infrastrutture e come detto alla sanità territoriale. Solo in Romagna sono tantissimi i progetti messi pericolosamente in discussione: a Rimini i tratti 6 e 7 del Parco del Mare con cantieri per 20 milioni pronti ad aprire in autunno, a Cesena il progetto della stazione da 11 milioni di prossimo appalto, a Cattolica le rigenerazioni di Piazza della Repubblica che ospita l’Arena per gli eventi e di Piazza delle Nazioni che diventerà l’hub di arrivo del Metromare per 5 milioni complessivi. Questi sono solo alcuni dei tantissimi esempi dell’ennesima manovra ‘punitiva’ di un esecutivo che non ascolta le esigenze dei territori e mette costantemente in difficoltà i Comuni. Con il rischio che in caso di contenziosi gli enti locali si rivarranno poi sullo stesso governo per risarcimenti danno milionari”.