“I vertici della sanità romagnola hanno difeso a spada tratta il progetto di riorganizzazione del sistema di soccorso pre-ospedaliero in Romagna senza convincere nessuno”.
Così in una nota il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna.
“Alle legittime preoccupazioni di sindaci, operatori sanitari, forze politiche e sociali, sfociate in pesanti critiche sul taglio alle automediche sono state date risposte confuse. Due i dati che emergono dalle dichiarazioni dei vertici sanitari: il primo è che il sistema sanitario regionale continua a subire pesanti sforbiciate, complice probabilmente il pesantissimo disavanzo accumulato durante l’emergenza Covid, si parla di più di 800 milioni di euro. Il secondo dato riguarda la ‘grave carenza di medici’ nei pronto soccorso che obbligherebbe l’Asl a ridimensionare il servizio delle auto mediche. Servizio che consideriamo essenziale in un territorio con ampie zone collinari e montane lontane da grandi ospedali. Contrariamente a quanto affermano i vertici sanitari, non siamo convinti che questa situazione di crisi possa generare opportunità di sviluppo e un miglioramento dei servizi. Crediamo al contrario che sia in atto un progressivo smantellamento di una serie di prestazioni anche essenziali. Rimaniamo allibiti di fronte allo sfacelo che si sta prospettando sul fronte dei medici di famiglia, molti dei quali giunti al pensionamento lasciano obbligatoriamente migliaia di pazienti ‘scoperti’. Dopo essere stati trasformati in ‘burocrati’, i medici di famiglia ancora al lavoro sono costretti ad aumentare il numero massimo di pazienti con un ovvio cortocircuito nelle prestazioni. Ma il Pd queste cose le conosce bene. Dal governo tecnico Monti in poi c’è stato un progressivo taglio lineare di servizi e di posti letto anche nella sanità emiliano-romagnola. Con l’emergenza Covid sono esplose anche tutte le carenze pregresse. A partire dalla mancata programmazione del numero dei medici necessario perfino a coprire il turn over determinato dai pensionamenti. Oggi assistiamo a una graduale ma incombente precarizzazione del sistema sanitario pubblico regionale che l’attuale management sanitario non è forse in grado di affrontare. Nell’immediato, la richiesta, a cui mi associo, è quella di un ripensamento rispetto al taglio di automediche, ma più in generale servono risposte chiare e efficaci per salvare il sistema sanitario regionale”.