Boccia, Ricciardi e Ioannidis sulla prestigiosa rivista Jama hanno fatto il punto sulla pandemia in Italia. È importante comprendere perché il tasso di morti è stato così alto per far capire anche agli altri Paesi come meglio prepararsi di fronte a questo problema. In primo luogo alcuni fattori dipendono dall’aspetto demografico e dal background di malattie. L’Italia ha la seconda popolazione più vecchia al mondo. Per quanto riguarda le malattie concomitanti, che possono avere influito, ci sono senz’altro il fumo, malattie ostruttive polmonari e patologie cardiovascolari. Gli italiani hanno facilità ad aggregarsi e, per esempio, la partita Atalanta-Valencia ha probabilmente colpito pesantemente. Tali episodi vanno evitati. Un altro problema è stato senz’altro l’impreparazione con i letti di terapia intensiva che si sono dimostrati insufficienti assieme ad alcuni errori strategici nello scegliere quali pazienti ospedalizzare. Gli altri Paesi devono imparare in primis a non ricoverare malati in ospedale se non lo richiedono in base alle loro condizioni cliniche, a mantenere regole di igiene molto rigide per tutelare il personale medico e infermieristico. Va anche considerato il fattore casualità perché vediamo come nel panorama Italiano 3 regioni abbiano dovuto soprattutto sopportare il peso dell’epidemia, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. In assenza di dati di prevalenza e incidenza e di test sierologici è difficile anche dire quanto il lockdown possa aver avuto un effetto positivo. Infine c’è da considerare la difficoltà di definizione di morte con Covid 19 e morte per Covid 19 considerando che il 98,8% dei malati aveva almeno una patologia concomitante. Sono molte le domande a cui dobbiamo ancora rispondere e la lezione italiana può insegnarci molto.
dott. Alessandro Bovicelli