In un interessante approfondimento nazionale, l’edizione odierna del Sole24Ore, pubblica una analisi sull’aumento delle richieste di Isee avvenuto nel 2020. Di cosa si tratta?
L’Isee (ovvero l'Indicatore della Situazione Economica Equivalente) è l’indicatore che fotografa la situazione reddituale e patrimoniale del nucleo famigliare - ed usato sempre più spesso come filtro per accedere a tariffe agevolate, sussidi e bonus di varia natura. Il suo incremento, dunque, potrebbe essere riconducibile ad una aumento nella domanda di sussidi e bonus da parte della popolazione, come conseguenza della pandemia sanitaria. Nelle statistiche pubblicate dal quotidiano l’Emilia Romagna, con un aumento del 16% (+516.719 sul 2019) di richieste di Isee si colloca sopra la media nazionale, che si assesta intorno al 13,9%.
Quali possibili conseguenze riminesi possono ricadere dal dato nazionale? Non esistono correlate dirette, ma l’individuazione delle dinamiche di alcuni indicatori “sensibili” possono esserci utili. Tra queste, in particolare, il reddito di cittadinanza e le domande per rimborso e riduzione della Tari. In entrambi i casi è obbligatorio produrre e presentare il proprio Isee. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza (e le pensioni di cittadinanza), si passa dai circa 2.500/2.600 percettori “riminesi” (abitanti nel distretto socio sanitario di Rimini nord, dunque comprensivo delle comunità della Valmarecchia e di Bellaria – Igea Marina) rilevati nell’ottobre 2020, ai 3.257 attuali. Un incremento di circa il 20%. Stesso aumento percentuale rilevato nella presentazione delle domande per ricevere il rimborso o la riduzione degli importi della Tari. Se,fino al 2020, la media era di circa 1.200 domande, alla chiusura del bando 2021, nel novembre 2020, le domande sono salite a 1483, con un incremento rispetto agli anni precedenti di circa il 20%.
“Gli indicatori riminesi – spiega l’Amministrazione comunale di Rimini – sembrano confermare il trend nazionale individuato sul Sole 24Ore. Rimini ha risposto come sappiamo ai primi mesi di emergenza, attraverso una solidarietà diffusa, l’intensificazione dei servizi territoriali e misure ad hoc come buoni spesa. Quelli che stanno cominciando ad emergere sono invece i primi segnali di quello che, con ogni probabilità, sarà un effetto sul medio lungo termine della pandemia. Effetti più strutturali che dovremo affrontare nella consapevolezza che nulla, quindi nemmeno i servizi pubblici, potrà essere come prima. La sfida da raccogliere è ovviamente, prima di tutto, nazionale. A livello locale, oltre i servizi di emergenza, stiamo lavorando ad un approccio al welfare più inclusivo e trasversale, che sappia leggere i disagi del quotidiano e non solo le grandi povertà”.