“L’agricoltura di domani passa dalla ricerca di oggi”. Questo il tema del convegno in cui Cia-Agricoltori Italiani Romagna ha presentato ieri i dati dell’Annata Agraria 2022. Alla sua quinta edizione, l’Annata Agraria della Romagna fotografa l’andamento del comparto agricolo nelle province di Ravenna, Forlì- Cesena e Rimini (volume e slide online su https://emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-della-romagna-2022/).
Sulla bilancia del 2022 hanno pesato diverse incognite: gli scenari geopolitici, la guerra russo-ucraina, la crescita dell’inflazione, i rincari delle materie prime, i costi dell’energia, i ritardi nelle consegne. Difficoltà che si sommano alla pandemia e al mutamento climatico, con un’estate calda e siccitosa che ha messo a dura prova anche la Romagna, e si aggiungono a problemi come i danni da fauna selvatica, i nuovi parassiti e fitopatologie, i limiti europei all’utilizzo degli agrofarmaci.
L’annata agraria 2022 (novembre 2021/ottobre 2022) ha mostrato, per l’ennesima volta, importanti anomalie meteo-climatiche che, come ormai accade da molti anni, hanno determinato evidenti criticità sul piano produttivo e della difesa. I principali aspetti meteorologici che hanno caratterizzato l’annata appena conclusa si possono così sintetizzare: una siccità estrema, peraltro iniziata già nel 2020, con piovosità molto scarsa fino a luglio; una caldissima estate, seconda per pochi decimi di grado a quella storica del 2003 e una primavera piuttosto fredda con gelate tardive anche se concentrate nel mese di marzo.
In provincia di Rimini le imprese agricole attive sono 2.487 (il 7% del totale di 35.324 imprese in provincia); sono aumentate del 2,7% rispetto al terzo trimestre 2021. L’inclusione dei due Comuni (Montecopiolo e Sassofeltrio) provenienti dalla provincia di Pesaro ha incrementato le imprese agricole di 91 unità: la variazione percentuale del settore agricoltura, al netto di questa componente esogena, sarebbe dunque pari al -1,1%. Le imprese femminili agricole sono 546 (+7 unità rispetto ai 12 mesi precedenti), rappresentano il 7% sul totale delle imprese femminili e circa un quinto (il 22%) delle imprese del settore. Le imprese giovanili agricole sono 108 (il 4,3% sul totale delle imprese giovanili), sono sostanzialmente stabili nei 12 mesi precedenti (erano 111 al terzo trimestre 2021) e costituiscono il 4,3% delle imprese del settore.
Olivo. L’olivicoltura è un settore molto importante per il riminese. Per la produzione 2022 si stima un incremento rispetto alla precedente di circa il 30%, ma ancora molto al di sotto della potenzialità produttiva soprattutto a causa della forte siccità che ha comportato, in molti casi, una forte cascola delle drupe durante tutto il periodo estivo e una riduzione nella pezzatura. La situazione è stata abbastanza tranquilla sul versante mosca olearia: le alte temperature ne hanno infatti ostacolato la proliferazione. Il metodo di produzione biologica è sempre più utilizzato ed è in incremento anche l’utilizzo di esche e lotta guidata.
La qualità del prodotto è ottima e la produzione complessiva di olive in provincia di Rimini si stima intorno ai 39.000 quintali, con una resa media di circa 23,3 quintali per ettaro. La resa media in olio per kg di olive è buona e si stima intorno al 13,5% (circa 13,5 kg di olio per 100 kg di olive). Anche per la Dop “Colline di Romagna” si stima una raccolta in aumento di circa il 30% che si ipotizza di circa 750 quintali di oliva che corrispondente a circa 9,5 mila kg di olio Dop “Colline di Romagna”.
Vino. Quella del 2022 per il settore vitivinicolo è stata una stagione complicata. Le vigne hanno vegetato leggermente in ritardo rispetto al passato, mentre la fioritura si è poi presentata con qualche anticipo grazie alle prime piogge e alle temperature in crescita. Il numero di grappoli è stato in generale abbondante e l’allegagione buona. Per la qualità, è un’annata molto molto interessante: l’uva è sana, i grappoli nutriti, anche se gli acini non sono particolarmente grossi. Per effetto del clima la frazione liquida è meno del previsto, nell'ordine del 2–3% in meno dello scorso anno, che su grandi volumi ha una certa incidenza. D'altro canto un’estate così secca ha visto una quasi totale assenza di patologie fungine e di parassiti, e quindi i trattamenti in vigna sono stati minimi. La raccolta è iniziata in anticipo rispetto allo scorso anno, circa una settimana o dieci giorni prima come fu per la vendemmia 2017. In alcuni casi è partita l’8 agosto, come per le basi spumanti. Dietro la vendemmia anticipata c’è un mix tra motivazioni climatiche e tendenza del mercato: per produrre rosati, che stanno avendo un discreto successo, frizzanti e spumanti, le uve vanno raccolte presto. C’è poi anche un vantaggio dal punto di vista sanitario, in quanto si evitano marciumi che si possono avere nella vendemmia più tardiva. Il 2022 non sarà ricordato come un’annata abbondante. Nel riminese a fronte di una stabilità degli ettari coltivati (1.769 nel 2022), si è registrata una caduta della produzione di uva che è stata di 135.440 quintali nel 2022, rispetto ai 152.370 dell’anno precedente e dei 178.300 del 2020. La resa media è stata di 80 quintali per ettaro, era di 90 nel 2021 e di 100 nel 2020, mentre la produzione di vino in ettolitri è di 94.808 (nel 2021 è stata di 106.660, 134.759 nel 2020).
Orticole. La lattuga a Rimini è la coltura prevalente con 475 ettari. Se per il resto della Romagna la disponibilità di acqua durante la siccità di fine inverno e di tutto il periodo estivo ha fatto da spartiacque tra la produzione e la non produzione, nel riminese non è stato così. Il bacino orticolo della pianura riminese infatti non ha sofferto gli effetti della siccità in quanto il sottosuolo è stato sufficiente, attraverso i pozzi, a supportare le colture. D’altro canto la stagione per le orticole è stata positiva in quanto il clima secco ha diminuito i problemi di malattie soprattutto su cipolla e patate. In generale, se paragonata al 2021, l’annata 2022 ha avuto un andamento altrettanto positivo sui prezzi, ma molto altalenante sui consumi: mediamente però non sì è raggiunto un risultato altrettanto positivo degli anni pre-pandemia. Le produzioni di ortaggi sono state commercializzate molto anche sul canale della vendita diretta, ci sono stati momenti di forte richiesta di alcune referenze come il pomodoro per problemi produttivi del sud.
Apicoltura. La provincia di Rimini detiene il record in Romagna di apicoltori bio, che sono 35 su 424. Anche nell'apicoltura la grave siccità del 2022 ha condizionato i raccolti primaverili e, soprattutto, quelli estivi, con produzioni estremamente eterogenee. A parte qualche eccezione positiva rispetto alle annate recenti sui raccolti di acacia, anche per questa stagione per molte aziende si conferma un bilancio complessivamente negativo.
Biologico. Le imprese biologiche attive in regione al 31 dicembre 2021 hanno raggiunto quota 6.925 (erano 6.840 nel 2020, +1,24%). Un incremento si è verificato soprattutto nei primi 6 mesi dell’anno 2022, infatti il dato aggiornato al 30 giugno indica che il numero degli operatori biologici è salito a 7.229 operatori. L’aumento dei produttori biologici (aziende agricole) è sicuramente da legare al bando regionale 2022 della Misura 11 del Psr 2014-2020+2. Nella provincia di Rimini continua ad avere segno positivo la superficie condotta con il metodo biologico, che passa dagli 8.765 ettari dell’anno precedente a 9.034, il 35% della superficie agricola utilizzata.
Erba medica da foraggio. La coltivazione dell’erba medica si concentra prevalentemente nel Centro – Nord Italia, e l’Emilia Romagna si conferma la regione che contribuisce maggiormente, con oltre 242.100 ettari coltivati, pari al 34,6 % della superficie totale nazionale che per il 2022 è stata di 697.705 ettari. I numeri sottolineano l’importanza della produzione di questa coltura in regione. La Romagna per il 2022 conta 44.043 ettari totali seminati a erba medica, Rimini contribuisce con 10.203 ettari. La qualità del prodotto è buona e il mercato, sempre più esigente, apprezza questo aspetto.
Girasole. A Rimini si assiste a un leggero calo, passando dai 490 ettari coltivati nel 2021 ai 418 del 2022, ma con una resa leggermente superiore, pari a 21,70 q.li/ha rispetto ai 20,00 q.li/ha. I prezzi dei semi di girasole hanno registrato un notevole aumento: nell'ottobre 2021 a Bologna erano quotati a un prezzo medio di 480/490 euro/t (alto oleico), nel 2022 a 620/630 euro/t.
Soia. A Rimini la superficie è aumentata a 20 ettari coltivati nel 2022, rispetto ai 10 del 2021 e con una resa costante di 30 q.li/ha. La superficie dedicata alla coltura della soia quest’anno, pari a 43.022 ettari complessivi in Emilia-Romagna (in prevalenza nel ferrarese), è in aumento del 7% su base annuale. A dimostrazione dell’importanza e del ritrovato interesse nei confronti delle coltivazioni proteiche che sono indispensabili per l’alimentazione zootecnica: una reale necessità per il Paese che importa circa l’80-85% del fabbisogno. In Emilia-Romagna è presente circa il 12% della soia nazionale. I prezzi sono in aumento rispetto alla passata annata: ad ottobre 2021 a Bologna era quotata oltre 600 euro/t, con un più 50% rispetto al 2020, attualmente la sua quotazione è pari a 613/618 euro/t.