Danilo Coppola, l'immobiliarista romano tra i protagonisti all'epoca dell'indagine sui 'furbetti del quartierino', si è visto confermare la condanna di 7 anni disposta in primo grado anche nel processo di appello per le bancarotte del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria, la società titolare di un progetto di rilancio di un'area residenziale milanese, dichiarate fallite nel 2013, nel luglio 2015 e nell'aprile 2016. A deciderlo è stata la seconda sezione presieduta da Piero Gamacchio.
Coppola è stato, nel 2006, proprietario del Grand Hotel di Rimini. Lo acquistò a 69 milioni di euro dal duo Fratus e Casto Iannotta. Ma la sua avventura riminese durò poco, un anno, prima che lo storico edificio passasse alla famiglia Batani.
La storia. Fu Pietro Arpesella, nel 1964, perché da sogno in chiave felliniana il Grand Hotel diventi quel che è, più o meno, oggi. Arpesella dopo alcune vicissitudini economiche, lo rivenderà nel 1982 all'imprenditrice Cultrera che lo spezzetta tra 2500 azionisti sparsi in tutta Italia. Ma la gestione resta ad Arpesella. Il quale, oltre a tener aperta una dependance tutto l'anno, comincia la politica di destagionalizzazione del turismo, affiancando al Grand Hotel un centro congressi. Politica che oggi Rimini ha abbracciato in toto. Nel 2000 il Grand Hotel passa ad Andrea Facchi. imprenditore con base a San Marino. Da lui poi al duo Casto Jannotta- Fratus, che lo venderanno a Danilo Coppola.