Il presidente di Confesercenti Rimini, Fabrizio Vagnini, commenta il dato Istat sulla fiducia di consumatori ed imprese di aprile.
“La fiducia delle imprese continua a crescere, anche grazie alle attese per la stagione turistica primaverile, confermate dalle buone performance di Pasqua e 25 aprile, che nel riminese ha sancito il ritorno dei flussi dei visitatori ai livelli pre-pandemia. In controtendenza, invece il dato dei negozi della distribuzione tradizionale, tra i pochi comparti a mostrare un peggioramento del clima. A pesare sulle aspettative degli operatori, il rallentamento delle vendite del commercio al dettaglio che si è già registrato nei primi due mesi dell’anno (-5,2% in volume) dovuto al caro bollette e all'inflazione”.
“Grazie al rallentamento della corsa dei prezzi dei beni energetici, le famiglie vedono delle prospettive più ottimistiche, ma ancora subiscono i contraccolpi della riduzione del potere d’acquisto che le ha costrette ad erodere i risparmi. A incidere sulla spesa delle famiglie è sia la corsa delle tariffe energetiche, sia l’aumento dei prezzi da questa innescato. Nel 2022 gli aumenti in bolletta hanno bruciato 12 miliardi di potere d’acquisto degli italiani. E nel 2023 pagheranno per l’energia ancora quasi 8 miliardi in più rispetto al 2021. Il commercio al dettaglio, ovviamente, ne risente. A febbraio, per la prima volta in 5 mesi, le vendite di alimentari si sono ridotte anche in valore. Secondo le nostre stime, il 2023 si chiuderà con un calo del volume delle vendite del -2,5%, un crollo di cui stanno risentendo soprattutto le piccole superfici.
In questo quadro, è fondamentale introdurre misure per aiutare le famiglie a recuperare il potere d’acquisto eroso da inflazione e bollette e stabilizzare le aspettative positive che stanno emergendo. L’annunciato taglio del cuneo fiscale va in questa direzione: ma l’intervento deve essere accompagnato da altre misure per ridurre la pressione fiscale che grava sui lavoratori. Noi proponiamo di defiscalizzare gli aumenti retributivi: una misura dai costi contenuti che, in tre anni, potrebbe lasciare 2,1 miliardi di euro nelle tasche delle famiglie”.