Agire con determinazione, credere nella nostra intraprendenza, nella nostra determinazione e capacità di inventiva e cambiamento. Superare l’immobilismo causato da campanilismi ed inutili contrapposizioni.
Per affrontare nel modo giusto la Fase 3, nella consapevolezza che stiamo affrontando una grande crisi, la strategia principale deve essere un nuovo modo di pensare, un nuovo modello di efficienza istituzionale, imprenditoriale e sociale. Un modello che parta da un’idea di insieme e che superi interessi individuali.
I temi sono stati al centro del consiglio di Presidenza e del Consiglio Generale di Confindustria Romagna che si sono tenuti nei giorni scorsi e da cui è emersa la convinzione che per mettere in moto quel processo di crescita necessario al rilancio, occorre che la Romagna agisca come territorio unitario.
Abbiamo ottime prospettive di benessere e di sviluppo, ma ci sono ancora grandi potenzialità non del tutto sprigionate a causa di interessi locali e particolari: le singole realtà romagnole, pur importanti ed espressione di eccellenza, non hanno le dimensioni demografiche ed economiche tali da poter competere in una sfida globale con le grandi città.
Un’idea che già alcuni mesi fa Confindustria Romagna, insieme a Federalberghi Rimini, Cisl Romagna, Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, Confcooperative Ravenna e Rimini, Confindustria Forlì-Cesena e Legacoop Romagna, ha raccolto nel progetto Città Romagna pensando che un’unità d’intenti tra le realtà amministrative, economiche, associative e sociali sia indispensabile per garantire alla Romagna la forza necessaria per confrontarsi alla pari delle regioni più sviluppate.
Una Romagna coesa, voce di oltre un milione e 200 mila abitanti, che potrebbe raggiungere le dimensioni necessarie per giocare un ruolo di primo piano a livello nazionale ed internazionale.
L’area vasta Romagna, ovvero le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, rappresenta l’embrione sul quale far nascere un nuovo ente intermedio, fuori da logiche concorrenziali, dotato degli stessi poteri e delle stesse funzioni assegnati alla Città Metropolitana di Bologna.
In questa ottica, i consigli di Confindustria Romagna, si sono confrontati su alcuni temi cardine il cui sviluppo è indispensabile per la ripresa economica ed il rilancio del territorio.
Economia ed imprese
È innegabile, viviamo un momento molto difficile. Ma la crisi non deve essere un alibi per arrendersi, bensì uno stimolo per ripensarci e reinventarci creando nuove opportunità.
Facendo fronte comune, la Romagna è riuscita a superare l’emergenza sanitaria, dimostrando di avere tutte le capacità e la determinazione per affrontare all’improvviso una crisi senza precedenti come questa.
L’ultima analisi del centro studi di Confindustria Romagna ha evidenziato che l’impatto della pandemia di Covid-19, per le imprese campione, nei primi quattro mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 il valore medio della perdita di fatturato è stato per le piccole aziende pari a 15,8 milioni di euro, per le medie 21,5 milioni e 186 milioni per le grandi. In regione livello pre-crisi è previsto per il 2023. Dopo la chiusura le imprese si sono rimesse in moto ponendo una grande attenzione alla sicurezza e rispetto ai protocolli, continuano ad investire in ricerca, sviluppo ed attività di marketing, si stanno ripensando e ristrutturando per adeguarsi ad un nuovo sistema, ad un nuovo mondo. Ma occorre che questo passaggio venga fatto da tutti. Servono decisioni ed interventi che abbiano tempi brevi, burocrazia snella, chiarezza e liquidità. Alle imprese non servono parole, ma azione ed un approccio basato sugli investimenti e sulla semplificazione a tutti i livelli, nazionale, regionale e locale.
Infrastrutture
Se vogliamo competere con il resto del mondo dobbiamo essere connessi e facilmente accessibili: da questo punto di vista la nostra dotazione infrastrutturale è fattore di competitività imprescindibile.
Il corridoio adriatico è stato, in questi anni, colpevolmente derubricato dalle priorità nazionali: noi pensiamo invece che vada fortemente rilanciato come grande asse strategico di sviluppo del Paese. L’ammodernamento e la riqualificazione dell’E45 e E55 deve tornare ad essere una grande priorità. In un momento delicato di ripresa per il territorio e per tutto il Paese, l'attesa assegnazione dei lavori per la prima fase del progetto hub portuale di Ravenna è una notizia di speranza e un positivo passo avanti. Il porto di Ravenna potrà dare un contributo significativo nella ricostruzione economica: come sempre fatto nei vari step di questo lungo percorso, monitoreremo i futuri passaggi, auspicando l'avvio dei cantieri entro fine anno.
Da molti anni insistiamo sulla necessità di un piano infrastrutturale che parta dallo sviluppo mai attuato della strategica dorsale adriatica, con il proseguimento dell’Alta Velocità/Alta Capacità ferroviaria da Bologna a Rimini e il suo congiungimento con una futura linea AV/AC Trieste-Venezia-Ravenna-Rimini-Ancona-Foggia e Bari che rappresenterebbe un fondamentale asse alternativo di scambi tra il bacino del Mediterraneo, il centro e nord Europa e i paesi dell’Est. Nuove tratte che servirebbero alcuni dei più importanti porti italiani tra cui quello di Ravenna, porto a vocazione europea che attraverso l’approfondimento dei fondali ed una adeguata rete infrastrutturale aumenterà la propria capacità competitiva; inoltre, servirebbero la costa romagnola, uno dei principali distretti turistici del nostro Paese e territori di straordinarie capacità industriali e agroalimentari. L’attuale rete ferroviaria esistente nel triangolo che collega il Riminese con CastelBolognese e Ravenna permetterebbe già da ora, con alcuni accorgimenti, un suo utilizzo, con corse più frequenti e mezzi più ecologici, come Metropolitana di Romagna. Quindi sarebbe possibile collegare tutte le città romagnole. Il fatto che il tema sia stato recepito a livello nazionale, viste le recenti dichiarazioni del ministro Dario Franceschini, per noi è fonte di soddisfazione. L’importante ora è che si concretizzi in tempi brevi.
Gli aeroporti della Romagna possono e devono giocare un ruolo importante in regione. Sia l’impegno messo in campo per la riapertura del Ridolfi di Forlì, sia l’importante piano di investimenti del privato fatto a Rimini per il rilancio del Fellini, dimostrano quanto l’impegno degli imprenditori romagnoli sia in grado di dare una forte spinta alla crescita della nostra economia. Si tratta, infatti, di iniziative imprenditoriali significative, ma solo collaborando, con piani programmati, si potranno evitare gli errori del passato, quando inutili lotte e concorrenze hanno finito per indebolire entrambi.
Inoltre, possiamo contare, su fiere e palacongressi, fra le nostre infrastrutture più strategiche ed in grado di garantire un’offerta internazionale e di alto livello, indispensabile per permettere al nostro territorio di essere competitivo a livello mondiale. Anche in questo caso, visto anche il difficile momento che il comparto si trova ad affrontare, sinergie e piani comuni, purché seriamente condivisi, vanno visti come occasione di crescita.
Turismo
In Romagna è nata l’industria del turismo, siamo per vocazione attrattivi: abbiamo la costa, la spiaggia, il mare, l’entroterra e i borghi, le città d’arte e la cultura i parchi tematici, il benessere e il termale, i percorsi storico-culturali e quelli enogastronomici. La grande campagna comunicativa lanciata dopo l’emergenza sanitaria, che identifica il nostro territorio con un grande sorriso, ricorda a tutti che la Romagna c’è ed è la destinazione ideale perché siamo affidabili, sicuri ed attrattivi.
In particolare in questo momento storico, dove il comparto ha subito un duro colpo a causa della pandemia di Coronavirus, siamo convinti che occorrano più attenzione e grandi investimenti per sostenere gli operatori: per questo chiediamo interventi straordinari immediati sia a livello governativo sia regionale in modo da potere avere un sostegno concreto affinché la nostra industria, che ricordiamo importa persone e non esperta merci e che coinvolge un vasto indotto, continui ad essere elemento portante della nostra economia.
Sviluppo sostenibile e transizione energetica
La Romagna ha sin qui dimostrato di saper far convivere in maniera virtuosa turismo, agroalimentare, l’industria, la chimica e le filiere estrattive. Forte di questa esperienza, il territorio ritiene di poter giocare un ruolo da protagonista nello sviluppo sostenibile, in particolare nell’attuale periodo di transizione energetica: per questo è necessario arrivare alla cancellazione della moratoria che blocca il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per l’estrazione di gas naturale, con grave danno per l’occupazione, gli investimenti e i conti pubblici. Giungere quanto prima all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili è un obiettivo condiviso, allo stesso tempo, con realismo, c’è la consapevolezza che sarà necessaria una fase di transizione durante la quale sarebbe dannoso rinunciare alle risorse energetiche del mare Adriatico, pena pesanti ricadute per il territorio romagnolo e l’intero paese. L’energia e le infrastrutture sono leve imprescindibili per la ripartenza e non è più tempo di incertezze: l’annuncio della nascita a Ravenna del più grande centro di stoccaggio di CO2 al mondo è un’ottima notizia in prospettiva, ma all’entusiasmo per nuovi progetti si affianca la preoccupazione per la sofferenza di tutta la filiera ravennate dell’energia, bloccata da mesi in una situazione resa ancora più pesante dall’emergenza sanitaria. Serve una strategia nazionale che ascolti e coinvolga le eccellenze del nostro distretto, tutelandone know-how e occupazione, senza limitarsi solo alle importazioni di gas naturale dall’estero.
Formazione-Università.
La Romagna può contare su un’offerta universitaria di qualità, differenziata e che interessa vari ambiti e settori. Anche in questo campo bisogna fare scelte condivise in un’idea di Romagna strategicamente unita.
Il problema del gap fra domanda espressa dalle imprese dell'industria e offerta presente sul mercato, continua ad essere un problema molto sentito. Per risolverlo è necessario che scuole secondarie, università ed imprese, siano sempre più unite e fortunatamente, da entrambe le parti, pare crescere la consapevolezza di quanto sia indispensabile muoversi vero la stessa direzione.
Quello che è accaduto in questi mesi deve stimolarci a fare una riflessione costruttiva su come rilanciare il sistema dell’istruzione. La scuola non può essere una realtà distinta, che ospita naufraghi di passaggio, deve essere uno stimolo, il luogo della conoscenza, del confronto e del dialogo.
I giovani sono la nostra linfa e devono potersi formare per avere quelle competenze di alto livello di cui le imprese ed il mondo del lavoro hanno bisogno per creare insieme un modello di società migliore.
Cultura
Investire in cultura è sinonimo di contribuire allo sviluppo e alla crescita del territorio.
Le nostre province sono musei a cielo aperto ricchi di percorsi storico-culturali e di tradizione che devono essere valorizzati al meglio come motore economico. Le nostre città stanno investendo molto in questo ambito. Si pensi a tutti i percorsi nati per la valorizzazione della storia, agli investimenti per i musei come il San Domenico a Forlì, reso possibile grazie al recupero del complesso monastico e agli investimenti nelle arti visive, al PART il nuovo museo di arte contemporanea di Rimini e quello dedicato a Fellini in fase di realizzazione.
Le nostre biblioteche sono un grande valore: la Malatestiana a Cesena per l’Unesco Mémorie du Monde, la Gambalunga di Rimini che nel 2019 ha raggiunto i 400 anni e la classense di Ravenna.
In sostegno della cultura, nel 2020, sono confermati il Premio Guidarello per il Giornalismo d’Autore e La Settima Arte –Cinema e Industria festa del cinema di Rimini, realizzata con insieme all’università di Bologna/Rimini e al cinema Fulgor, in collaborazione col comune di Rimini.
Infine ricordiamo che quest’anno ricorrono il centenario della nascita di Federico Fellini e di Tonino Guerra e il bicentenario di quella di Artusi, mentre nel 2021 celebreremo i 700 anni della morte di Dante: anniversari importanti che rappresentano un’occasione di promozione e rilancio del nostro territorio che non possiamo perdere.