Una delle caratteristiche peggiori del coronavirus, da un punto di vista non strettamente clinico, è l'isolamento cui il malato va sottoposto (a tutela sua e degli altri), che in caso di ricovero rischia di rendere difficoltosa anche la comunicazione coi parenti. Specie quando le condizioni del paziente si aggravano. I limitati accessi alle strutture rendono inoltre più difficoltoso, per i congiunti, avere informazioni cliniche sui loro cari.
Per cercare di limitare questo disagio all'ospedale di Rimini è stata attivata una modalità di rapporto coi famigliari attraverso telefonate dedicate da parte di medici del presidio. Ad effettuare queste telefonate non sono medici direttamente impegnati "in prima linea", quelli cioè che lavorano nei reparti Covid, e che hanno un tempo forzatamente limitato. Anche su questo aspetto, così come su tanti altri, è infatti scattata la solidarietà e la collaborazione con colleghi di altri servizi: si tratta di alcuni medici attualmente in quarantena, e vari altri medici ospedalieri tra cui in particolare i cardiologi dell'ospedale Infermi, che ottimizzando i tempi dei turni e tra un turno e l'altro, si occupano di tenere i rapporti coi parenti. Hanno in visione le cartelle cliniche dei pazienti e informano i parenti sull'andamento dello stato di salute dei propri familiari. I parenti vengono chiamati sempre dallo stesso medico che ha preso in carico un pool di pazienti ciascuno. Giornalmente un coordinamento distribuisce i nuovi contatti a ciascun medico "chiamante".
A qesto progetto se ne aggiunge un altro non meno importante. Il Collegio dei Consulenti finanziari Banca Fideuram della provincia dedi Rimini ha infatti donato 10 tablet al reparto di Rianimazione, grazie ai quali i pazienti ricoverati in terapia intensiva, ovviamente laddove le loro condizioni lo consentano potranno non solo parlare ma anche vedere i loro congiunti ed essere visti da loro. A questa donazione si aggiunge quella di un ulteriore tablet, e delle relative schede di connessione, da parte del negozio Eurocelluar di Cattolica. "Anche il fatto di poter rivedere, dopo giorni, il proprio padre, madre, fratello, moglie, figlio, può avere un forte e positivo effetto psicologico sui pazienti oltre ad un po' di conforto ai pazienti a casa - racconta il dottor Giuseppe Nardi, direttore dell'unità operativa, che già oggi col suo staff ha effettuato la prima telefonata -. Bisogna tener presente che questi pazienti restano ricoverati da noi anche più di tre settimane, talvolta intubati, e quindi i loro famigliari hanno notizie da noi medici; per quanto si faccia del nostro meglio per umanizzare questi contatti, non è mai come poter sentire il proprio caro. Per gli altri reparti questa operazione è più 'semplice', vista la particolare condizione dei ricoverati da noi. Questo progetto, per il quale ringraziamo sentitamente i donatori, introduce un importante tassello nella nostra offerta terapeutica".