Si celebra oggi la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Rimini ha dedicato alle donne non il ricordo di una giornata, ma un mese di iniziative, incontri, dibattiti, conferenze e spettacoli per riflettere come comunità attraversi il cartellone corale di "Donne coraggio!" di cui fa parte anche “è per te” la camminata di domani 26 novembre per le vie del centro. Tra le tante associazioni presenti nella rete territoriale anche “Rompi il silenzio”, una presenza storica a Rimini, dove gestisce i centri antiviolenza; questa la testimonianza della sua presidente, Roberta Calderisi.
Con che stato d’animo ha vissuto quest’anno così funesto per la violenza contro le donne?
«Per Rompi il silenzio il 2022 è stato un anno di lavoro veramente intenso: a luglio 2022 si registravano già 200 contatti, divenuti 300 nel mese di ottobre 2022. Anche affrontare il dolore dei tre femminicidi, così ravvicinati ci ha molto provato e coinvolto personalmente nel tentare di dare un supporto ai parenti straziati dal dolore. Oltre al nostro dolore perché nessuna di loro si era rivolta a noi. ancora in troppe vivono la violenza da sole, prive di supporto».
Cosa accomuna invece le storie di chi si rivolge a voi?
«Ciò che accomuna le storie delle donne che accogliamo è unicamente la violenza agita da un uomo su una donna in quanto donna: molto spesso a subire sono le mogli, le compagne, le fidanzate ma anche i figli e le figlie, le dipendenti oppure le colleghe di lavoro. Violenza di ogni genere: psicologica, fisica, economica, verbale, senza alcuna distinzione di razza e/o ceto sociale. Del resto da anni sosteniamo che la violenza di genere è un fenomeno trasversale che interessa tutte le donne».
Cosa sono e qual è la quotidianità di chi è ospite delle vostre case rifugio?
«Rompi il silenzio ad oggi gestisce 7 case rifugio. Le case rifugio sono case ad indirizzo segreto dove le donne che sono in grave pericolo per la loro incolumità possono trovare accoglienza unitamente ai loro figli. La casa rifugio è un luogo protetto in cui la donna può vivere sicura, riflettere su di sé ed iniziare a riprendere in mano le redini della propria vita. Nelle case sono presenti anche due educatrici che si occupano degli ospiti più piccoli, anche relazionandosi con i servizi scolastici per attivare, laddove possibili, la DAD o il supporto didattico. Le donne ospiti fanno esperienza di una quotidianità serena, non più tormentate dalla paura per sé e per i figli. La casa rifugio diviene per molte il primo luogo, dopo anni, in cui può gestire il proprio tempo e le relazioni con i propri figli senza temere di essere rimproverata, picchiata, minacciata».
E dopo? Una volta uscite?
«Quando una donna esce dalla casa rifugio può in ogni caso, se lo desidera, continuare il percorso con l'operatrice del Centro. Inoltre può usufruire dei servizi offerti dallo Sportello lavoro, sempre attivo presso il Centro Antiviolenza: un ulteriore passo verso l'indipendenza e l'autodeterminazione. Spesso le donne il cui maltrattante non viene raggiunto da una misura cautelare, sono costrette a cambiare città e rifarsi una vita, sole o con i figli, anche trovando collocazione presso altri Centri Antiviolenza della Rete regionale o nazionale. La criticità più sentita del passaggio dalla casa rifugio alla vita autonoma è la difficoltà di trovare una soluzione abitativa per le donne».
Sei una volontaria, cosa ti spinge ad esserlo, quali le frustrazioni e quali invece gli episodi che danno un senso alla vostra scelta?
«Rompi il silenzio è stato fondato da volontarie nel lontano 2005 e tuttora le volontarie rappresentano la stragrande maggioranza delle socie, la colonna sulla quale si regge il Centro Antiviolenza. Ciò che mi spinge a continuare la mia attività può essere riassunto con una frase che spesso uso per spiegare cos'è il Centro Antiviolenza: " noi siamo donne per le donne". Ed è per questo che, nonostante una normativa tuttora non sufficientemente incisiva, di fronte ad un sistema che il più delle volte obbliga le donne a rinchiudersi invece di rendere inoffensivi i maltrattanti, nonostante ancora oggi la violenza di genere sia una vera e propria piaga sociale, mi rendo conto che il valore della relazione fra donne, la forza delle donne unite, è così importante che continuerò la mia strada accanto alle vittime, sin tanto che i Centri Antiviolenza non avranno più senso di esistere. A riempirmi il cuore mi basta la frase pronunciata dall’ultima donna messa in protezione: “Non pensavo mai che ci fosse un posto dove delle perfette sconosciute si prendessero cura di me”».