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Cronaca 13:38 | 07/03/2022 - Rimini

Fare l'amore con le parole

Orgasmo femminile. Vulva. Sesso.  Di questo si parla negli incontri organizzati presso il Mamì Bistrot a Rivabella in febbraio e marzo da Severine Isabey e Fabiola Bastianini, e intitolati “Sex parler”. Più specificatamente si affrontano i temi della masturbazione femminile, della fantasia nella sessualità, della bellezza… Tra gli ospiti sessuologi, pornostar, psicologhe, un chirurgo estetico e una insegnante di yoga. Un’iniziativa encomiabile per tanti motivi. Innanzitutto, per la tematica, che ancora a noi maschi fa paura o comunque, diciamolo, suscita qualche perplessità se non disturbo. In Romagna, e specialmente in quella marittima, viviamo da sempre all’interno di una cultura machista e penetrativa. Le donne, specialmente le turiste, sono state viste per decenni come prede da conquistare attraverso tecniche, trucchi e istruzioni per l’uso, se non “per l’abuso”.  

In passato, abbiamo forse trovato divertenti alcune iniziative, come quella in voga fino agli anni Novanta, di premiare il seduttore che d’estate “raccoglieva” di più, con tanto di punteggio: 5 punti per le bolognesi, 4 le bresciane, 8 le svedesi e così via.  Il linguaggio era intriso, e probabilmente lo è ancora, di questa visione di discriminazione: “Me la sono fatta”, “E’ una che la dà via facile”. La sessualità, specialmente in anni giovanili, ma non è un’attenuante, è concepita dal lato maschile come penetrazione, durata, performance. Per certi versi alcune di queste espressioni sono state mutuate anche dalle donne, ma è un segno solo apparente e fallace (ops..) di emancipazione.   

Il discorso sull’emancipazione è comunque complesso. E non è il caso di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Rimini per decenni è stato un luogo di sperimentazione, anche sessuale. Complice l’aura di giocosa sospensione dalle norme e dalla morale che caratterizzava le estati romagnole, molti e molte giovani hanno scoperto la propria sessualità a Rimini. Si è trattato probabilmente di tentativi ingenui e forse goffi, ma erano in fondo anche delle azioni politiche verso una società che è rimasta bacchettona fino a poco tempo fa (sicuramente nei confronti delle giovani donne). Può sembrare paradossale, ma Rimini in tal senso è stato un luogo di contestazione politica. Ha messo in pratica lo slogan sessantottino più rivoluzionario: “Facciamo l’amore, non la guerra”. 

Sappiamo che le cose che diamo per scontate sono quelle che più ci condizionano perché le troviamo naturali. Dunque, concepire la sessualità come “punto da portare a casa” può condurre  a comportamenti irrispettosi e aggressivi. Se poi una certa subcultura da bar legittima e minimizza certe azioni, le conseguenze possono essere drammatiche.   

Sul giornale in cui si scrive dell’iniziativa è specificato che si tratta di incontri “per le donne”, ma forse farebbe bene anche a noi uomini. Del resto, ci piace parlare di sesso. E ci sono modi sublimi di fare l’amore. Con le parole.

 

Antonio  Maturo

(Professore di Sociologia della salute presso l'Università di Bologna, Campus Romagna)