I portafogli dei bagnini non hanno sempre ragione - L’ordinanza integrativa della Capitaneria di Porto di Rimini rimette al centro del dibattito pubblico il tema del salvamento, ma con troppe strumentalizzazioni
I temi connessi al servizio pubblico essenziale di salvataggio, da sempre portati all’attenzione pubblica da FILCAMS e CGIL, vengono normalmente accolti con l’assordante silenzio della classe dirigente del territorio, politica e amministratori pubblici.
Questo non avviene quando invece dei portafogli dei marinai di salvataggio sono in ballo quelli dei bagnini; pare infatti che sia in corso una competizione a chi è più “filo balneare”. Ma questi temi sono centrali sempre e dedicargli attenzione solo in queste circostanze non fa bene al sistema turistico balneare.
Salvamento ed interessi collettivi
Alla luce dell’ordinanza le strutture balneari devono garantire l’operatività del servizio di salvamento durante l’apertura degli stabilimenti, anche nel caso di “elioterapia”. Le indicazioni della Capitaneria vanno nella giusta direzione di considerare sempre prioritaria la sicurezza della balneazione.
Ciò detto, la scelta di chiudere uno stabilimento balneare non pagando così qualche centinaio di euro per una o due settimane di servizio di salvamento è squisitamente imprenditoriale, non è un obbligo dettato dalla Capitaneria. Infatti, nella maggior parte dei casi, sono le cooperative dei bagnini a fornire a pagamento il servizio di salvataggio ai singoli stabilimenti balneari; dunque ogni bagnino non è che debba pagare il lavoro di un marinaio di salvataggio. Va ribadito che questa è una narrazione distorta, utile solo a “giustificare” la scelta di chiudere. Mentre tutto il sistema turistico “tira una riga” a fine stagione per capire se è andata bene o male, le imprese balneari pretendono di tirarla alla fine di ogni giornata, giustificando così il fatto che il servizio di salvataggio non sia economicamente sostenibile in certi periodi. Questo modus operandi non va nella direzione di salvaguardare gli interessi collettivi e che questo avvenga da parte di gestori demaniali è quanto meno singolare.
La soluzione è semplice ma non semplicistica
Per uscire dall’angolo, in vista della stagione 2025 s’intende, non basta cavalcare questa crisi a fianco delle imprese balneari, è necessario aprire una fase innovativa di relazioni sociali che metta attorno al tavolo tutti i portatori di interessi collettivi legati al turismo balneare, in primis le organizzazioni sindacali. Prolungare il servizio pubblico essenziale di salvamento è possibile, come anche allungare i nastri orari, ma per farlo serve programmazione, serve aver tempo di agire la contrattazione e soprattutto serve un briciolo di terzietà da parte di chi, nei governi locali e regionale, orienta le politiche demaniali e turistiche.
FILCAMS e CGIL sono pronte a dare un contributo concreto in questa direzione.
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