La rete nazionale “Scuola in presenza” che raccoglie adesioni da tutta Italia in provincia di Rimini è attiva con “Per la scuola in presenza- Ragazzi a scuola”, a Ravenna con “Persone contro la Dad” e a Cesena con “Ragazzi a scuola” segnala che in Emilia Romagna, quasi 1 milione e quattrocentomila adolescenti e universitari resteranno "reclusi" in casa, a fronte di 365mila studenti che potranno andare a scuola in presenza. Nella provincia di Rimini, a quasi 106 mila sarà imposto il prolungamento della Dad, mentre solo a poco più di 27 mila sarà consentito tornare in aula. Il TAR Lazio accoglie le istanze di richieste cautelari in ben due ricorsi di comitati appartenenti alla Rete e chiede al Governo di riesaminare la chiusura delle scuole, anche in zona rossa. Le norme sulla chiusura delle scuole non appaiono supportate da dati adeguati, come emerso dall’esame dei verbali del CTS e dalle informazioni fornite dall’Istituto di Sanità. L’interruzione della didattica in presenza ha un effetto moltiplicatore delle diseguaglianze sociali e l’urgenza della richiesta di riesame.
La Rete Nazionale «Scuola in Presenza», rigorosamente apartitica e trasversale, raggruppa al momento oltre 30 comitati e associazioni di genitori, insegnanti e studenti di tutta Italia che già da mesi stanno collaborando e si stanno impegnando a favore della scuola. Insieme rappresentiamo oltre 40.000 aderenti e sostenitori che hanno a cuore il futuro del Paese.
La Rete chiede alle Istituzioni di riconoscere che l’istruzione è un diritto fondamentale ed essenziale che deve pertanto rimanere svincolato dall’automatismo delle “zone a colori”. Le Istituzioni si devono adoperare per mettere in atto rapidamente tutte le misure necessarie allo svolgimento delle lezioni in sicurezza e in presenza per ogni ordine e grado di istruzione. La scuola deve essere l’ultimo luogo a chiudere in caso di picco di contagi, non il primo. Non si possono avere centri commerciali aperti e scuole chiuse; di rigettare l’uso prolungato e indiscriminato della Didattica a Distanza come strumento di insegnamento in quanto inefficace, svilente per gli insegnanti, discriminatorio per gli studenti provenienti da famiglie fragili e lesivo nei confronti degli alunni con disabilità o difficoltà di apprendimento; di ricordare che la tutela della salute della comunità non si esaurisce nella battaglia al Covid-19, ma deve necessariamente includere la difesa della salute psicofisica, oggi gravemente minacciata in bambini e adolescenti