"Il centro per le famiglie di Rimini in collaborazione con il Vice Sindaco Chiara Bellini promuove la propaganda genderfluid negli incontri destinati a genitori, insegnanti ed educatori. Un modo ideologico e relativista di trattare tematiche delicate che riguardano preadolescenti e adolescenti" esordisce così il Consigliere Regionale e referente del Dipartimento “Famiglia e Valori Identitari” della Lega Romagna, Matteo Montevecchi, riferendosi ad un ciclo di incontri rivolto a genitori, insegnanti ed educatori di preadolescenti e adolescenti.
“Il ciclo di incontri “Adolescenti e genitori: Nuove connessioni possibili”, organizzato dal Centro per le Famiglie del Comune di Rimini e promosso dall’Assessorato alla Scuola e alle Politiche educative, deleghe che spettano al Vice Sindaco di Rimini, Chiara Bellini, ha visto al suo interno anche un incontro, di cui siamo venuti a conoscenza tramite segnalazioni, intitolato “Ti piaccio? Corpi, emozioni e relazioni in adolescenza”, svoltosi mercoledì 9 marzo” argomenta Montevecchi e prosegue: “Durante questo incontro, tra le varie tematiche trattate, ad un certo punto i relatori sono precipitati nella promozione dell’identità di genere, in perfetto “stile Ddl Zan”. Cito alcune testuali dichiarazioni dei relatori che ho potuto ascoltare e che lasciano pochi dubbi: ‘posso sentirmi maschio, posso sentirmi femmina o posso sentirmi qualcosa, genderfluid, genderqueer, posso avere una identità che si colloca nel mezzo”.
“Oltre che dall’opposizione, ci piacerebbe trovare una maggiore attenzione anche da parte degli esponenti “cattolici” della maggioranza, fin troppo silenti davanti a certe derive – sottolinea Montevecchi e continua - Trattare tematiche che riguardano i preadolescenti e gli adolescenti promuovendo vere e proprie forme di colonizzazioni ideologiche come questa sorta di identità indifferenziata, non solo non rientra nella modalità adatta per affrontare certi argomenti che riguardano la sfera della propria identità, dell’affettività e della sessualità, bensì rappresenta il frutto di una visione prettamente politica e relativista che arriva a sostituire un dato biologico, un dato di realtà, con un vero e proprio costrutto ideologico”.
“Secondo questa ideologia di genere che ci viene costantemente propugnata come in questo caso, oggi limitarsi a parlare di uomo o donna sarebbe roba da arcaici e bigotti, poiché uno non sarebbe più maschio o femmina in base al suo inconfutabile dato naturale, ma ciò che si percepisce, ciò che si sente di essere al momento, potendo scegliere tra un numero indefinito e in costante crescita di nuove presunte identità di genere, tra cui genderfluid, genderqueer, pangender ecc” conclude il Consigliere Regionale Matteo Montevecchi