Non bastava il rapper (denunciato), infangare Riccione rischia di diventare una moda

Non bastava il rapper, ora anche il figlio di un componente dei Pooh (i nomi noi preferiamo non farli perché lor signori probabilmente sono in cerca di pubblicità e almeno con noi hanno sbagliato canale...) si scaglia contro Riccione divenuta capitale italiana e fors'anche europea di criminalità. Toni esagerati perché se andate a prendere le cronache della stagioni estive precedenti una recrudescenza di episodi delinquenziali c'è sempre stata: a Riccione come a Rimini e non si capisce perché nei confronti dell'una ci sia così tanto astio e nei confronti dell'altra nessuno prenda posizione. Riteniamo comunque esagerati gli sproloqui divulgati in questi giorni e bene fanno sindaco e amministrazione comunale nel tutelarsi e tutelare il nome della città. Nessuno nasconde la testa sotto la sabbia, il problema esiste ma esiste anche una attenta opera di controllo, prevenzione e risultati da parte delle forze dell'ordine. L'impressione è che infangare Riccione sia divenuto una sorta di refrain di fine stagione e questo tipo di attacchi va decisamente contrastato. Qualcuno dice che sono opinioni e, in uno stato democratico, ognuno può dire ciò che vuole. Certo, ma entro determinati limiti. Esiste un problema, si sta lavorando per risolverlo. Non servono le grancasse di rapper e figli d'arte, a meno che loro non indichino una ricetta con i crismi della ragione per poterne venire fuori. Ma, almeno fino ad oggi, solo chiacchiere.