Quando in Paese non c’era l’antenna e tantomeno l’Antennone, il bar di Odo, la piazzetta e l’osteria di Ciroli erano i punti d’incontro di una vivace e variegata comunità. Coriano era allora zona depressa; c’era chi andava a zappare la bietola in Francia e chi poteva il cameriere in Inghilterra. I pochi fortunati studiavano a Rimini e gli altri facevano i garzoni di bottega imparando il mestiere che permetteva di contribuire al magro bilancio familiare. Poi negli anni Sessanta arrivo il boom economico trasformando il Paese in una dimensione nuova, addirittura turistica. La Greppia e il Rustichetto diventarono mèta di forestieri e fighetti riccionesi e la Piada di Coriano divenne la più ricercata e ambita del contado riminese.
Due le Autorità indiscusse: il Sacro rappresentato da don Michele Arcangelo, parroco fumantino e amatissimo e il Profano nella figura del Conte Fioraio al secolo Giuseppe Tordi e i suoi fratelli Broca e Fafo che suonavano la foglia come nessuno. Due colossi che non avrebbero mai permesso l’antenna e neppure l’Antennone al Castello dei Malatesta. Ed io, corianese rurale, sono e sarò sempre con loro.
Rurali sempre
Enrico Santini